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Attualità

In Italia oltre 8,5 milioni di case sfitte

di Giovanni Vasso -


Case sfitte: la prendiamo con l’overtourism ma il vero problema in Italia è quello di una legislazione (e una giurisdizione, il che è pure peggio) che non tutela i proprietari di casa. Che, piuttosto che rischiare, preferiscono sprangare porte e finestre. Meglio tenere l’appartamento della nonna sfitto, chiuso. Nella migliore delle ipotesi, e vale solo per chi vive in una grande città o in una zona in cui i flussi turistici sono reali e non un banale taglio del nastro, farne un bed and breakfast. Ma per risolvere la questione non serve fare la guerra a chi punta ai turisti. Semmai, occorrerebbe fare piazza pulita di occupatori seriali, gente che non paga manco sotto tortura e continua a essere tutelata, sfrattati che cambiano serrature o si barricano nelle abitazioni altrui, di fatto requisendole.

Otto milioni e mezzo di case sfitte

Gli effetti di questa paura (fondata, fin troppo) sul mercato immobiliare italiano sono catastrofici. Stando a un’indagine del Censis, sono ben 8,5 milioni gli immobili inutilizzati in tutto il Paese. Di questi, un quarto risulta intestato alle persone fisiche. In pratica a gente normale. Famiglie che non avrebbero la forza economica di gestire un conflitto legale o giudiziario. E che, pertanto, preferiscono chiudere tutto. La paura di non rientrare in possesso della propria abitazione, in caso di morosità dell’inquilino, paralizza addirittura l’83% dei potenziali locatori. Che preferiscono lasciare stare, pagare le tasse che devono e magari tenere la casa pronta per quanto servirà. Semmai servirà a qualcuno, magari a un figlio intenzionato (temerario!) a mettere su famiglia. Altrimenti le case restano sfitte.

Le cifre del Censis

Il Censis ha riferito inoltre che 5,8 milioni di abitazioni “secondarie” vengono utilizzate per i soggiorni brevi o, comunque, restano senza affittuari. Ma non basta. Addirittura 1,4 milioni di abitazioni non hanno più nemmeno gli allacci alle reti, acqua ed energia. Già ci sono le tasse da pagare (a proposito della patrimoniale che a qualcuno tanto piace e che già esiste, eccome, ma evidentemente non colpisce i super ricchi). Infine, a completare il quadro, ci sono 1,3 milioni di case che non compaiono neanche nelle dichiarazioni dei redditi. E mica perché gli italiani siano evasori. Ma perché vengono utilizzate per altro. Magari come depositi. Tutto, piuttosto che ritrovarsi a dover affrontare qualche furbetto che, magari, si ritrova pure ad aver ragione in tribunale spalleggiato da qualcuna delle millemila organizzazioni che fanno dell’occupazione delle case la loro ragione di esistere.

Il green e l’appetito dei fondi

C’è, però, un’altra questione che incombe sui proprietari di casa. Una vicenda che non si gioca direttamente in Italia ma in Europa. Da Bruxelles sono giunte, negli anni, numerose sollecitazioni in ottica green. Gli investimenti, però, non convincono fino in fondo le famiglie italiane, che vorrebbero pure ristrutturare ma non riescono neanche ad accedere ai fondi pubblici. E questo perché, stando all’indagine Censis, l’83,3% delle famiglie li trova praticamente inavvicinabili, troppo complicati. Occorrerebbe poter contare su una squadra di professionisti. Quelle, per esempio, che si possono permettere di ingaggiare i (tanti) fondi immobiliari che da tempo guardano al mercato immobiliare italiano. L’ultimo rimasto, in Europa, a essere davvero interclassista. Il mattone è stato l’investimento favorito, nei decenni scorsi, dalle famiglie italiane. E continua a esserlo. Ma gestire una casa diventa sempre più difficile. La scorciatoia è farne un b&b. Ma non vale per tutti. E meglio sarebbe cambiare (davvero) le leggi per ricostruire la fiducia tra locatori e conduttori.


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