In Maremma arrivano le dighe gonfiabili
Barriere smontabili in gomma e pompe la stagione irrigua: in 26 ore 17mila e 800 metri cubi di acqua per i campi
(Fonte: Anbi per i media)
Un’idea nuova arriva nella Piana dell’Alberese in Maremma: le dighe gonfiabili.
Piana dell’Alberese, arrivano le dighe gonfiabili
Qui l’irrigazione non dipenderà più solo dal tempo o dalla fortuna. Entrano in scena le dighe gonfiabili: barriere in gomma flessibile che si alzano per deviare l’acqua nei periodi irrigui e si sgonfiano quando arriva la piena. Così l’acqua scorre, nutre i campi e non crea ostacoli nei momenti critici.
“Innovazione e ricerca guidano la nostra resilienza”, sottolinea Francesco Vincenzi, presidente Anbi. Così la Maremma diventa laboratorio a cielo aperto contro gli effetti della crisi climatica, per la quale i fenomeni estremi cambiano ritmo e intensità da un giorno all’altro.
Al servizio dei terreni agricoli
Il nuovo sistema serve i terreni agricoli vicino al Parco Regionale della Maremma. L’acqua arriva dall’Ombrone, scorre nei canali Padulino e Barbicato grazie a pompe e a queste particolari dighe gonfiabili. Quando la stagione irrigua termina, tutto si sgonfia e si smonta. Il fiume torna libero, senza rischi aggiuntivi.
I primi test parlano chiaro: in 26 ore sono stati prelevati 17mila e 800 metri cubi d’acqua. Un risultato che conferma la bontà della scelta.

E non è finita: una terza diga, la più grande, è in programma. Si attende solo il finanziamento per completare l’opera e servire oltre 100 aziende agricole, su più di 1.000 ettari, entro il 2027.
Una garanzia per gli ecosistemi
Questa infrastruttura non sostiene solo l’irrigazione: il sistema delle dighe gonfiabili in Maremma interviene su altro. Mantiene l’acqua nei canali, favorisce la ricarica delle falde e protegge l’equilibrio degli ecosistemi della zona. Una scelta che parla di futuro, non solo di agricoltura.
“Tratteniamo l’acqua quando c’è, per usarla quando manca”, ricorda Massimo Gargano, dg Anbi. Una frase semplice, ma capace di descrivere una nuova cultura della risorsa idrica: meno sprechi, più intelligenza, più attenzione al territorio. In Maremma, questa cultura ha già messo le radici.
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