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Cronaca

Inchiesta sul Sistema Pavia: coinvolto l’imprenditore Cristiano D’Arena

Si tratta della stessa indagine che ruota attorno all'ex procuratore Mario Venditti

di Lino Sasso -


L’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Pavia” si arricchisce di un nuovo capitolo. La Procura di Brescia, titolare del fascicolo dopo il trasferimento per competenza, ha infatti esteso gli accertamenti a Cristiano D’Arena, imprenditore legato da anni alle attività della Procura di Pavia attraverso due società: Esitel, che forniva servizi di intercettazione, e Cr Service, attiva nel noleggio di autovetture utilizzate per le indagini. Secondo l’ipotesi accusatoria, D’Arena avrebbe ottenuto affidamenti privilegiati per contratti di intercettazione e di noleggio auto, offrendo in cambio favori e condizioni economiche vantaggiose a magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine. Un presunto scambio che, se confermato, delineerebbe un sistema di relazioni opache tra pubblico e privato: è da qui che deriva l’espressione Sistema Pavia.

Le accuse al centro dell’indagine

Le contestazioni principali riguardano la compravendita di tre automobili.
• Una Audi Q5 sarebbe stata ceduta a Mario Venditti, all’epoca procuratore aggiunto a Pavia, per circa 20mila euro, cifra ritenuta dagli inquirenti inferiore al valore di mercato.
• Una Mercedes acquistata dal pm Paolo Mazza e poi rivenduta alla stessa società di D’Arena.
• Una Bmw venduta al carabiniere forestale Antonio Scoppetta per 8mila euro.

Oltre alle operazioni commerciali, la Procura ipotizza ulteriori benefici. Si tratterebbe di pranzi in ristoranti e manutenzioni gratuite sui veicoli. Tutti elementi che, nelle valutazioni degli inquirenti, costituirebbero la presunta contropartita per l’assegnazione quasi esclusiva dei servizi di intercettazione alla Esitel e del parco auto investigativo alla Cr Service.

La posizione della difesa

Il difensore di D’Arena, l’avvocato Andrea Omini, ha ribadito che l’indagine concerne solo le compravendite e non l’attività tecnica delle intercettazioni. L’imprenditore, che ha collaborato consegnando le password dei dispositivi sequestrati, ha scelto di non presentare ricorso al Riesame per valutare prima gli atti dell’accusa. Importante infine la precisazione: non esiste alcun collegamento tra l’inchiesta sul Sistema Pavia e il procedimento “bis” sul delitto di Garlasco.


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