Attualità

INGRANDIMENTO – Giorgia, l’Europa e la “Najetta” volontaria in stile alpini

di Giovanni Vasso -


Meloni, 365 giorni all’alba. No, per il momento più modestamente, saranno una quarantina. Suppergiù. E solo per chi, volontariamente, deciderà di farsi burbetta. All’adunata degli alpini, la premier rilancia sull’idea di istituire, di nuovo, la leva militare obbligatoria. Si tratta di una misura che manderebbe in visibilio il suo elettorato. Lo stesso che, diciotto anni fa, nel 2005, esultò quando Silvio Berlusconi annunciò la fine del servizio militare anticipando il lavoro già avviato dai governi D’Alema e Amato. Che abolirla sia stato un errore lo pensano le moltitudini di Facebook e pure il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius. La Germania sta pensando a reintrodurre la naja già da un po’ e le vicende ucraine possono dare la spinta finale al progetto. Già, perché in Europa, da quando è scoppiata la guerra, tutti si sono riscoperti fieri, patriottici e militaristi. Ma è un richiamo, anzi uno squillo di tromba, che arriva da lontano. Anticipando tutti, nell’ormai lontano 2018, ne ha parlato persino monsieur le president, Emmanuel Macron. Rinnovando i fasti della Rivoluzione, avrebbe voluto fare una leva “nazionale, obbligatoria e universale”. Intanto, ha allungato il servizio civile, abbassandone l’età, pur di reperire cittadini da far lavorare nel volontariato.
La leva prende a pugni i luoghi comuni che nutriamo. Il Nord Europa non ha mai abbassato le armi. Tranne l’Islanda, che ritiene di non aver bisogno di un esercito. In Finlandia dura fino a un anno e con l’ingresso di Helsinki nella Nato nessun indizio lascia presupporre un passo indietro. In Danimarca dura nove mesi e da qualche anno è aperto, ossia obbligatorio, anche per le ragazze. In Svezia, il servizio militare è stato reintrodotto nel 2017, a distanza di otto anni dalla soppressione, avvenuta nel 2008. In Norvegia, la ferma dura tra i 6 e i dodici mesi. Il Sud del Vecchio Continente non è da meso. Il governo della Grecia ha esteso, di recente, la durata del servizio militare a un anno. Pesano, e non poco, le ritrovate tensioni con la Turchia, dove il servizio militare dura da tre settimane a 15 mesi. Per lo stesso identico motivo, a Cipro, dove sopravvive l’ultimo muro d’Europa, la naja dura fino a 25 mesi. In Austria, invece, i ragazzi restano in caserma per nove mesi. Nella pacifica Svizzera il servizio militare resta obbligatorio ed è aperto anche alle ragazze, volontarie.
Le Repubbliche baltiche, e non potrebbe essere altrimenti, richiamano i giovani alle armi. L’Estonia ha aperto agli addestramenti di gruppi, classi e comitive. La Lituania, dopo l’abolizione, ha considerato quella scelta in virtù del clima, sempre più teso, tra Vilnius e Mosca. Stesso identico percorso è stato avviato dalla Lettonia. La Polonia, che è stata tra i primissimi Paesi europei a riconoscere ufficialmente l’obiezione di coscienza, sta pensando a reintrodurre la leva. Ciò servirebbe, a Varsavia, anche per portare a termine un percorso militare che sta trasformando lo Stato polacco in un’autentica potenza regionale. Per adesso, il governo ha introdotto la possibilità di formarsi insieme ai reparti dell’esercito, sempre su base volontaria.
Abbandonando l’Europa ma restando nel mondo degli alleati dell’Occidente, il caso più famoso di leva obbligatoria rimane quello della Corea del Sud. Si va dai 18 ai 21 mesi. Non c’è nessuna possibilità di marcare visita: o si parte soldati, o si va in galera. Nessuna eccezione nemmeno per gli sportivi, nemmeno per la stella del Tottenham Son e neanche per gli artisti. Anche se il K-pop è diventato un fenomeno globale, i “vicini” del Nord fan


Torna alle notizie in home