Attualità

INGRANDIMENTO – Mattarella e il terrorismo sconfitto con la legalità

di Domenico Pecile -

SERGIO MATTARELLA


Brani tratti da testimonianze di Walter Tobagi, Marisa Russo,Giampaolo Mattei, Eugenio Occorsio e Aldo Moro, letti al Palazzo del quirinale dalla conduttrice Valentina Cervi (presente anche la saggista Benedetta Tobagi e lo storico Guido Formigoni). Brani per non dimenticare pagine orribili della storia recente fatte di bombe, omicidi, stragi. È stato uno dei momenti clou della cerimonia per Il “Giorno della memoria”, dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice. Negli anni di piombo la Repubblica ha prodotto gli anticorpi contro il terrorismo e anche oggi deve respingere e condannare “il clima di scontro violento, le parole d’odio, l’avversario trasformato in nemico da abbattere”, che spesso “costituiscono modalità patologiche della contesa politica”, sono state le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo cui la democrazia “si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto” elementi che costituiscono l’unica via percorribile per “il progresso e la convivenza”. Il capo dello Stato ha parlato davanti alle alte cariche – dal premier Meloni al presidente del Senato La Russa – e davanti ai familiari delle vittime degli anni di piombo e della stagione stragista degli anni ’70, ’80 e ’90, e ha parlato senza fare sconti allo Stato perché si è trattato, ha denunciato, di un periodo terribile “anche con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa”. Ma anche di un periodo contaminato, ha rincarato, dalle gravi “deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo ancora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità”. Il suo ricordo è andato alle 400 vittime del terrorismo interno e internazionale: appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, politici, ignari passanti che “fanno parte a pieno titolo della storia repubblicana”; lo Stato ha vinto la guerra “combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario”. Mattarella ha ricordato le vittime delle brigate rosse, quelle dei neofascisti, quelle della strage alla questura di Milano, quelle degli attentati mafiosi del 1993. Ha fatto nomi, ricordato circostanze, ma anche il gesto di pacificazione del presidente Pertini “rivolto ai giovani di opposte fazioni che, nelle nostre città, erano rimasti irretiti nella rete nefasta della violenza e della vendetta”.


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