Il Pride di Budapest diventa un caso. Intervista Francesca Pascale
Il Pride di Budapest vietato da Orban è diventato un caso internazionale su un doppio fronte, uno relativo ai diritti civili e uno squisitamente politico. Due aspetti che per Francesca Pascale, contattata da L’identità, messi insieme si esaltano reciprocamente, come il cacio con le pere.
Al Pride di Budapest arriveranno molti eurodeputati. Fanno bene?
“Credo sia giusto sfidare il divieto alla manifestazione, ma senza esagerare e nella speranza non ci siano disordini. Io sarei partita molto volentieri per partecipare a questo Pride a Budapest. Non posso farlo perché sarò a una manifestazione a Benevento alla quale ho promesso da tempo che avrei partecipato. So che ci sarà anche una delegazione dell’Arcigay di Napoli, quindi con il cuore sono decisamente lì. Mi fa piacere la presenza di questa delegazione, mi dispiace vedere questa Europa che amo e che sostengo da sempre così debole, perché se Orban si permette simili assurdità è perché l’Europa glielo permette. Quindi va bene essere presenti con l’impeto della rivoluzione e della resistenza per combattere per i propri diritti, però chi siede tra i banchi dell’Europarlamento è lì che dovrebbe farsi sentire. È l’Europa che non dovrebbe sentire giusta la presenza di un signore che vieta i diritti fondamentali”.
La Von der Leyen ha lanciato dei messaggi.
“È vero, lancia messaggi ma si limita a questo. Su altre questioni, come le guerre o la politica di riarmo, ai messaggi segue una certa concretezza. Invece, su temi come il Pride vietato a Budapest ci si ferma alle parole, un po’ come fanno anche tanti partiti”.
È possibile nel 2025 si vieti una manifestazione del genere e che la critica non sia corale?
“È vergognoso, mi fa rabbrividire non ci sia una condanna all’unanimità, da parte della politica ma non solo. Anche da parte del Vaticano il linguaggio dovrebbe essere empatico nei confronti di tutti, perché altrimenti la società litiga. È questo che chi si occupa della cosa pubblica dovrebbe avere a cuore. Non sono responsabili, sono tifosi, ma non si può essere tifosi dinanzi alla vita e alla libertà dell’altro. Non si può andare contro le persone in ragione di qualcosa che non capiamo. I diritti vanno ampliati per tutti, non vanno tolti a qualcuno per darli ad altri. Va rispettata la famiglia tradizionale, però anche l’evoluzione della società. Invece c’è un’ipocrisia dilagante, ci si straccia le vesti per la famiglia tradizionale e poi sono tutti divorziati. È chiaro il tentativo di chi non vuole offendere una parte dell’elettorato, vecchio e nostalgico. Io dubito fortemente che Giorgia Meloni sia omofoba, non ci crederei neanche se lo vedessi, pur sapendo che è lontana dal mio punto di vista su tante cose. Se assume determinate posizioni è per paura di perdere parte del suo elettorato, quello cattolico. La verità è che la società è più avanti della politica, questo è il problema, e non se ne rendono conto”.
Alcuni esponenti del centrosinistra saranno a Budapest.
“Ho visto che ci saranno i Cinque Stelle, ma ricordiamo che quando Matteo Renzi ha fatto qualcosa per i diritti civili, penso al tema delle adozioni, i pentastellati hanno fatto ostruzionismo e questo è un dato politico. Io alle manifestazioni per i diritti civili vado sempre con una maglietta di Berlusconi, perché se è vero che a questo proposito non ha fatto nulla è altrettanto vero che è stato l’unico leader politico del centrodestra ad aprire a questi temi senza strumentalizzarli”.
Forza Italia ha condannato la linea di Orban, ma è apparsa molto timida nel farlo. Cosa ne pensa?
“Timidissima. Sono sempre stata un’iscritta e un’elettrice di Forza Italia, ma ammetto che non solo sui diritti civili, più in generale su quelli sociali, come ambiente, lavoro, sicurezza, istruzione, non è più un partito con i fondamentali liberali. Non c’è nemmeno più un’opposizione a una sinistra che riesce a strumentalizzare e a brandizzare i temi più importanti, come diritti civili, diritti umani, addirittura le guerre, e addirittura un referendum. Un partito liberale dovrebbe far sentire l’anima liberale e Forza Italia ha perso quella verve. Credo che Tajani sia impegnato troppo a costruire il suo futuro come Presidente della Repubblica, piuttosto che come leader di un partito che crede nei valori della libertà come ha fatto Silvio Berlusconi, suo fondatore. Si è persa quell’energia e anche l’amore di lavorare per gli altri. Ognuno bada al suo orticello personale e, infatti, non sfiorano neanche il 9%, mentre la Meloni è al 30%. Ha di fatto ridimensionato i suoi due alleati e indebolito tutti gli altri partiti. Qualche domanda sia le opposizioni che gli alleati dovrebbero farsela. Perché la Lega è al 9%, Forza Italia all’8% e la sinistra non riesce mai a vincere? Perché non sognano più, non hanno più progetti e non hanno più un programma, hanno solo il desiderio di strumentalizzare le ovvietà, come nel caso dei diritti civili”.
Possibile che una polarizzazione eccessiva del confronto politico faccia apparire certi temi come monopolio della sinistra?
“Sì e mi dispiace, perché non è così. Quando si marcia per i diritti civili, si marcia per i diritti di tutti, il partito politico cui si appartiene va messo da parte. Oltretutto, va seguito un pensiero critico che francamente mi sembra manchi nel panorama politico attuale. Cosa fa la politica che siede nei banchi del Parlamento? Nulla. Vediamo qualcuno sul carro del Pride a strumentalizzare anche il mio tema, un tema di tutti. Ma in concreto non rappresenta niente e nessuno. Chi parla degli insegnanti che guadagnano poco e dovrebbero avere lo stesso stipendio dei parlamentari? Nessuno. Nessuno parla più di niente, vanno tutti dietro a temi che conquistano click e like. E io sono stanca proprio di vedere questo schifo. Pensiamo a cosa sta accadendo con le guerre che è qualcosa di terrificante, ma non si può strumentalizzare chi difende Gaza accusandolo di essere contro Israele. Serve un minimo di serietà rispetto alla conoscenza dei temi, invece, tutti parlano di tutto senza avere contezza di cosa dicono e questo è un grande problema”.
Teme che questo amplifichi la portata di alcuni luoghi comuni?
“Basta guardare cosa succede. Al Pride di Roma il carro di Israele viene bersagliato da sputi, deriso, offeso. O, ancora, abbiamo una Costituzione che dice delle cose, però poi si va in piazza con la mano alzata. La Cassazione dice che si può fare per commemorazione. Bene, rispettiamo questi che fanno la commemorazione, però anche quelli che vanno nelle piazze per il Pride, dove c’è un equilibrio sociale che la politica non rappresenta perché la classe dirigente è impreparata, vecchia e raccomandata”.
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