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Cultura & Spettacolo

Intervista ad Anna Segre: “Ridare alla poesia dignità e spazio culturale”

di Marco Montini -


La poetessa e autrice Anna Segre ha recentemente scritto “Onora la figlia”, un libro sulla sull’infanzia, sulla patria potestà, sugli effetti delle minacce, sul legame materno, e sulla condizione femminile. L’occasione propizia per parlare della sua nuova fatica letteraria, per riflettere sui valori della società di oggi, e per parlare della evoluzione della poesia in Italia.  

Dottoressa Segre, partiamo dalla sua ultima fatica: Come nasce l’opera dal titolo “Onora la figlia“? 

“Il seme era lì dal 2004, proprio il titolo e la poesia iniziale che dà il tono a tutta la raccolta. Quando mia madre si è ammalata, ho realizzato che non avremmo vissuto la nostra relazione, che non avrei avuto il tempo di godermela, come avevo vagheggiato dall’infanzia alla maturità. Maturità… ma che vuol dire? Su mia madre sono cresciuta dopo la sua morte”.

 Lei sostiene che in tutte le religioni monoteiste manchi il comandamento “Onora i figli”. Cosa comporterebbe, secondo lei, l’introduzione di questo principio nel nostro modo di concepire la famiglia e l’educazione? 

“I comandamenti regolano la collettività. La maggior parte delle collettività del mondo, se pensa che sono condivisi da ebraismo cattolicesimo e Islam. Abbiamo le leggi e i tribunali che controllano e puniscono le trasgressioni, ma prima della legge c’è l’occhio della comunità umana che è abituata a considerare sbagliato nominare il nome di d.o invano, rubare, uccidere, fornicare, desiderare la roba e la donna d’altri, fare falsa testimonianza e considera obbligatorio non avere altro d.o all’infuori di Lui, santificare le feste e onorare il padre e la madre. Questi comandamenti sono considerati ineludibili, vanno saputi, capiti e rispettati. Rispetto in latino vuol dire: guardare due volte, insomma stare molto attenti. E credo che la mancanza di Onora i figli dia la stura a un’ambiguità di comportamenti, una zona grigia che consente il non rispetto, il disprezzo, insomma. E questo, senza che gli altri, i vicini di casa, i conoscenti, i passanti possano eccepire. Mentre se bestemmi, eccepiscono a ragione e spontaneamente. Nessuno, tantomeno le istituzioni, interviene nei metodi educativi delle famiglie, nei comportamenti aggressivi, punitivi, stigmatizzanti dei genitori sui figli. Che ne sa l’estraneo? E forse c’è del vero: non si può davvero sapere. Ma anche per furto tradimento bestemmia e omicidio non puoi mai sapere davvero cosa l’ha provocati, le attenuanti, le motivazioni. Eppure li condanni e hai un occhio disapprovante automatico!” 

In un tempo in cui spesso si parla di crisi dei valori, crede che la riflessione sui comandamenti mancanti – come quello che propone nel titolo del suo libro – possa aprire un nuovo dialogo tra etica, religione e società civile? 

“È molto sottile il confine tra politica e religione. La politica si serve della religione intrinsecamente, e Dio è dappertutto, Dio è la scusa, il connettivo, la firma finale e indiscutibile. Perciò sarebbe cosa buona e giusta il comandamento Onora i figli. Non c’è crisi dei valori, c’è crisi di realizzazione. Se hai vent’anni, non puoi sperare di avere un lavoro, una casa, di poter fare figli. E i ventenni sono gente piena di volontà, idee e capacità. E valori. Il sistema religioso non dialoga, ha un potere talmente capillare, che non ne ha bisogno. La religione ha messo il cappello su un anelito umano fortissimo: la spiritualità. Ognuno di noi indirizza questa energia meravigliosa verso la propria appartenenza, coi risultati che conosciamo bene. Certo, magari si aggiungesse il comandamento Onora i figli. In altri 5000 anni, forse, cambieremmo la percezione di potere assoluto che abbiamo sulla nostra prole”.

Lei ha detto che in Italia la poesia è poco considerata. Cosa si potrebbe fare concretamente, secondo lei, per restituirle dignità e spazio nella vita culturale del nostro paese? 

“Le cose si evolvono e, da quando feci (non solo io) la riflessione sullo spazio culturale della poesia in Italia, credo ci sia stato un cambiamento di percezione e di comportamento. Si sono create comunità di poeti, si sono moltiplicati i reading e i poetry slam, e c’è un leggersi reciproco che restituisce un po’ di dignità all’arte in sé. E adesso c’è anche il premio Strega per la poesia. Secondo me, un segno di inclusione culturale e di parificazione commerciale. E quindi la mia risposta è: stiamo già facendo del nostro meglio”.


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