Ci sono voluti tremila anni per arrivare a questo punto. La pace comincia da qui?
A Sharm el-Sheikh firmata la tregua di Gaza. Tremila anni per arrivare a questo punto: la tregua di Sharm apre una nuova speranza per Gaza
L’INTESA DI SHARM: UN PASSO STORICO VERSO LA PACE
Ci sono voluti tremila anni, e innumerevoli guerre, per arrivare a questo punto.
Eppure, mentre a Sharm el-Sheikh si celebra l’intesa per la fine del conflitto a Gaza, il mondo trattiene il respiro. È l’inizio di un percorso che potrebbe davvero cambiare il destino della regione.
Davanti a un parterre di leader mondiali, Donald Trump ha assunto il ruolo di maestro di cerimonie nella presentazione dell’accordo che sancisce il cessate il fuoco e prevede lo scambio tra ostaggi e prigionieri.
Accanto a lui, Giorgia Meloni, unica donna tra i capi di Stato e di governo presenti, ed Emmanuel Macron, in una cornice solenne che ha voluto trasmettere l’immagine di un mondo pronto a voltare pagina.
Un momento che molti hanno definito “storico”, e che segna comunque una svolta importante dopo mesi di guerra e sofferenza.
LA RIFLESSIONE DI DOMENICO VECCHIONI
Sul significato di questa tregua, Domenico Vecchioni, storico e già ambasciatore d’Italia, mostra le sue perplessità:
“Capisco la gioia e la soddisfazione per il cessate il fuoco a Gaza e per lo scambio ostaggi/prigionieri. Risultato davvero straordinario dei costruttori di pace, una pace tuttavia che ancora non c’è. Ho in effetti avuto l’impressione che a Sharm si sia verificato come una sorta di sfasamento protocollare. Tutto faceva pensare che si stesse celebrando la firma di un vero e proprio Trattato di Pace e di Amicizia. Ma non era così , visto che erano assenti i belligeranti: Israele e Hamas! Una cerimonia che faceva venire in mente la famosa pelle dell’orso venduta prima della sua cattura… Non mi è poi parso adatto il tono da show televisivo dato all’evento, con un Trump, gran Maestro di cerimonie perduto nel suo infinito ego, che dispensava paternalisticamente frizzi e lazzi ai capi di Stato e di governo convenuti: Meloni (bella), Macron (defilato) ecc.
Forse una tregua, perché finora di questo si è trattato, andava celebrata con una qualche maggiore sobrietà. La conclusione di una pace giusta e duratura, insomma, non mi pare a portata di mano. Un minuto dopo il ritiro delle truppe israeliane, sono immediatamente riapparsi i guerriglieri di Hamas che hanno iniziato a regolare i conti con i clan rivali, giustiziando sommariamente persone considerate “collaborazioniste” con Israele. Qualcuno ha anche proposto che le future forze di Polizia di Gaza siano composte e gestite da Hamas! Mi auguro si tratti di uno scherzo, una battuta, una fake news! In ogni caso il piano di pace dovrà percorrere una via tutta in salita e affrontare il suo principale ostacolo: convincere Hamas a farsi disarmare e a mettersi politicamente da parte, perché la sua perdurante presenza impedirà qualsiasi processo di pacificazione effettiva. Vedremo se Trump potrà fare il miracolo anche in questo caso… Lo auspichiamo e lo speriamo. Ma sarà dura, molto dura.”
Vecchioni richiama al realismo: la pace non si improvvisa, si costruisce. E per essere duratura deve nascere da un equilibrio politico, militare e sociale ancora lontano dall’essere raggiunto.
UNA PACE CHE PUÒ DAVVERO COMINCIARE
Le parole dell’ambasciatore ci ricordano che la pace non è un evento, ma un processo.
La firma di Sharm non è la fine della guerra, ma il suo primo, fragile superamento.
Le tensioni, i rancori e la sfiducia restano, ma il solo fatto che i leader mondiali abbiano scelto di riunirsi e di parlare di futuro rappresenta un segnale politico importante.
Oggi Gaza e Israele si trovano di fronte a una scelta: continuare a farsi la guerra o accettare la fatica della pace.
E se davvero “ci sono voluti tremila anni per arrivare a questo punto”, allora vale la pena difendere ogni passo compiuto, per piccolo che sia.
Perché, come ricorda Vecchioni, la speranza non basta , ma senza speranza non si costruisce nulla.
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