Economia

Iron Musk VS Magneto George

di Giovanni Vasso -


Iron Musk vs Magneto George. Tra i due litiganti, chi potrebbe godere davvero è Disney che si vede consegnare, su un piatto d’argento, un nuovo (possibile) capitolo dell’ormai asfittica saga Marvel: il vecchio finanziere internazionale che gioca con la Borsa contro il magnate contemporaneo che sogna una nuova umanità proiettata nel digitale. Elon, che è già dentro l’universo dei supereroi, ha preso evidentemente molto sul serio il cameo in cui interpreta se stesso nel film Iron Man 2. E dichiara guerra a George Soros, paragonandolo a uno dei tanti ultra-cattivi dell’immaginario fumettistico americano, il mutante Magneto. Ma perché è scoppiata la nuova faida nel mondo dei super-mega-miliardari? È presto detto: Soros ha liquidato le partecipazioni in Tesla, ha ceduto le partecipazioni in Rivian e sta pensando di dare una sistemata (leggi, vendere titoli) al suo portafogli in Big Tech. Ma la questione, ovviamente, è molto più complessa di quanto appaia.
La notizia che ha fatto suonare all’impazzata il Musk-segnale riguarda la vendita, da parte del Soros Fund Management, di 130mila azioni di Tesla. Il fatto è che Soros ha tenuto a specificare di non possedere più titoli né partecipazioni nell’azienda automobilistica di Elon in un rapporto presentato alla Sec, l’autorità di vigilanza della Borsa americana. Ma a far arrabbiare Musk, molto probabilmente, non è stato il fatto che il finanziere di origini ungheresi abbia deciso di disimpegnarsi da Tesla. In fondo, l’investimento del fondo vicino a Soros non valeva che sedici milioni di dollari. Una cifra importante ma nemmeno troppo se paragonata all’intera capitalizzazione della compagnia di Musk, che sfiora i 500 miliardi di dollari.
Forse è stato il momento scelto per farlo o, meglio, per renderlo noto, a far infuriare Iron Musk. Difatti, in queste ore, Elon dovrà affrontare l’assemblea dei soci di Tesla a cui dovrà dare più di una spiegazione. Ma c’è anche un altro tema importante. E riguarda la dismissione, da parte di Soros, delle azioni in Rivian, un’altra società che costruisce auto elettriche e che ha registrato perdite fortissime. I mercati vivono di segnali. E se uno squalo dell’alta finanza come Soros molla la presa sull’automotive elettrico e su Big Tech (il fondo ha infatti ridimensionato le sue partecipazioni in Alphabet, la società che edita Google e Amazon), vuol dire che in tanti potrebbero seguirne l’esempio.
La reazione di Elon Musk è stata feroce. Ha paragonato, su Twitter, Soros al supercattivo Magneto e ha scritto che il finanziere “odia l’umanità” e vuole “erodere la civilizzazione”. Insomma, una vera e propria chiamata alle armi. A cui non ha risposto la Justice League ma la temutissima Anti-defamation League, l’organizzazione americana che si occupa di combattere contro le discriminazioni e, in particolare, contro l’antisemitismo. Magneto, come Soros, è un sopravvissuto alla Shoah. Il personaggio dei fumetti è diventato un nemico dell’umanità e sogna di sostituire gli uomini con cyborg e mutanti. Il parallelo non poteva che attizzare migliaia e migliaia di haters online che, da anni, hanno messo nel mirino dei loro attacchi e al centro delle teorie cospirazioniste il finanziere 92enne. La polemica è servita. E ricalca lo schema che, ormai da qualche tempo, corre sempre uguale a se stesso quando si parla di web. Chi vorrebbe stringere ancora di più sulle sciocchezze declamate in rete e chi, invece, si appella alla libertà di parola, sempre e comunque. Woke contro resto del mondo. Ma così si perde di vista il vero nocciolo della questione. Che riguarda le scelte e il futuro di un settore così delicato come è quello dell’automotive e, in tralice, l’avvenire delle grandi piattaforme digitali.
Non è un mistero che l’auto elettrica non sia riuscita a conquistare il mercato. Una ricerca recentissima, calibrata sul pubblico italiano che è paradigmatico per il settore auto, rivela che le famiglie stanno rinviando l’acquisto di una vettura in attesa di tempi migliori. Si tratta del 60% del campione. Le macchine elettriche, ancora più costose di quelle tradizionali, segnano il passo. E ciò accade nonostante l’esempio di Musk che, dall’inizio dell’anno, sta tagliando sui prezzi di listino. Nonostante gli “sconti”, però, i costi restano ancora alti, inarrivabili per la classe media. O ciò che ne rimane, tra crisi energetica, post Covid e impennata dell’inflazione. In più sono stati ventilati dubbi tecnici, uno su tutti quelli legati alla guida automatica, che rendono il prodotto meno appetibile sul mercato. Insomma, Tesla e l’auto elettrica devono fronteggiare un momento che non li vede certo primeggiare. E se Soros, proprio adesso, dà il segnale di vendere azioni, dunque di non credere nelle potenzialità delle aziende, è una catastrofe. Che può avere conseguenze importanti, all’epoca dell’Inflaction Reduction Act e del Green Deal Ue. Musk, ovviamente, non ha detto chiaramente i motivi del suo attacco a “Magneto” George. Ma non è così difficile ipotizzare che si tratti di una questione molto più seria di quella sulla netiquette online che, invece, ha calamitato l’attenzione dei maggiori media, dentro e fuori gli Stati Uniti.


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