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Economia

Export, l’Italia supera il Giappone: siamo quarti al mondo

Tutti i numeri Ocse che certificano il sorpasso

di Cristiana Flaminio -


Al Gran Premio dell’export, l’Italia supera il Giappone all’ultima curva. I dazi non fermano la corsa dell’industria tricolore che, adesso, si piazza al quarto posto nella classifica mondiale. Un buon risultato. Anzi, ottimo. L’Ocse ha certificato il sorpasso.

Export: l’Italia supera il Giappone, i numeri

I dati, espressi in miliardi di dollari americani, riferiscono che il valore dell’export italiano nel terzo trimestre di quest’anno assommano a 189,9 miliardi. Per un soffio, non s’è fatta cifra tonda a 190. Poco male. Tokyo, infatti, si ferma a 184 miliardi e si fa superare pure dalla tigre asiatica, mai doma, della Corea del Sud, il cui export assomma a 184,6 miliardi di dollari. Il rapporto tra import ed export, per l’Italia, è sbilanciato a favore delle vendite verso l’estero. In termini di importazioni, infatti, nel nostro Paese arrivano merci per un valore stimato in 173,7 miliardi di dollari. Siamo in attivo. Per oltre quindici miliardi di dollari. Bel colpo. A differenza del Giappone che, invece, importa ben 189,3 miliardi, registrando un “rosso” di oltre cinque miliardi.

Il gioco delle percentuali

In termini percentuali, gli affari italiani verso i mercati esteri sono saliti, rispetto al trimestre precedente, del 4,5%. Tokyo, invece, ha accusato una flessione pari all’1,6%. Anche in quest’altra voce dell’export l’Italia supera il Giappone. Meglio di noi, nel terzo trimestre e in termini di andamento percentuale, solo un pugno di Paesi. Dall’Argentina di Milei (che mette a referto un aumento a doppia cifra, +10,6%), fino alla stessa Corea del Sud (+4,8%). Passando per la Francia (+6,5%), Sudafrica (+7,4%), Australia (+5,2%).

Gli inarrivabili (primi) tre

La distanza che, in termini di valore separa l’Italia dai top 3, resta oggettivamente al limite dell’incolmabile. La graduatoria dell’Ocse, che si riferisce ai G20, non tiene conto né riporta (ancora) i numeri degli Stati Uniti. Intanto ci sono quelli dell’Ue a 27 che esporta per 1966,9 miliardi, importando per 1907. Se si torna agli Stati nazionali, lo iato con la Cina è clamoroso: l’export di Pechino vale 944,6 miliardi (in calo rispetto al trimestre precedente). Quello della Germania, stabilmente al terzo posto, rimane assolutamente imprendibile con 453,8 miliardi di dollari in esportazioni. A

Flop inglese

La Francia che sprinta sui trend, invece, ci deve rincorrere sul valore: l’export transalpino nel terzo trimestre di quest’anno vale 178,3 miliardi. Un dato che si può leggere in chiave ulteriormente grigia se si considera che Parigi ha importato per 202,5 miliardi di euro nello stesso periodo. Quasi quanto Londra (202,6) che però è ancora più giù, in classifica. Il Regno Unito esporta “soli” 114,4 miliardi di dollari. Bene, ma non benissimo. Perché, come in ogni cosa, c’è un lato negativo.

I servizi boccheggiano

La ritrovata forza dell’export italiano sul fronte delle merci non è adeguatamente ricalcata nell’ambito dei servizi. L’Italia, anzi, boccheggia: ne esportiamo 43 miliardi, ne importiamo per un valore superiore ai 45. Qui il Giappone sgomma e ci fa ciao-ciao dallo specchietto retrovisore con un export da oltre 60 miliardi di dollari. E non c’è paragone neanche con la Francia che, in questa graduatoria, accelera e anzi ci brucia sul posto: 111,7 miliardi meglio persino della Cina “ferma” a 110,9. La Germania è saldamente in testa (in assenza di dati statunitensi) con 130,4 miliardi di dollari nel trimestre.  


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