Italiani detenuti a Guantanamo? Ecco cosa è successo
Lo scandalo per il passaggio dei migranti irregolari nel carcere di massima sicurezza: tutte le notizie su iniziative in atto dal febbraio 2025
Cittadini italiani ed europei trasferiti dagli Stati Uniti a Guantanamo: la notizia ha fatto il giro del mondo, ripresa da tutti i media anche nel nostro Paese. Una notizia lanciata dal Washington Post che ha dato l’allarme sul trasferimento di migliaia di migranti irregolari principalmente per evidenziare la delicatezza e la controversia della misura adottata dall’amministrazione Trump, che prevede di utilizzare una struttura militare – storicamente associata a detenuti di terrorismo ancor più dal 2011 – per trattenere immigrati irregolari.
Dove ha preso le notizie su Guantanamo il Washington Post?
Il giornale ha basato la notizia su documenti riservati e fonti anonime interne, sottolineando il carattere “altamente sensibile” della questione e il fatto che i governi dei Paesi di origine, compresi stretti alleati come Italia, Regno Unito e Germania, probabilmente non saranno informati in anticipo.
Un allarme che sembra mirare a mettere in luce la gravità e l’eccezionalità della decisione, che ha suscitato forte preoccupazione diplomatica e sollevato dubbi sul rispetto dei diritti umani dei migranti coinvolti. Un modo per “scioccare e inorridire” l’opinione pubblica, evidenziando la durezza della politica migratoria di Trump.
Immigrati irregolari negli Usa, una platea di molti cittadini di altri Paesi
Oltre agli italiani, la lista comprenderebbe persone provenienti da altri Paesi europei come Francia, Germania, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Polonia, Turchia e Ucraina, oltre a numerosi migranti da Haiti. Il quotidiano cita specificamente un documento secondo cui GTMO, l’acronimo governativo per Guantanamo, “non ha raggiunto la sua capienza massima” e che i trasferimenti sono parte di un piano per alleggerire la pressione sulle strutture detentive interne agli Stati Uniti. Non sono stati pubblicati ovviamente documenti integrali, ma le informazioni sono state confermate da più fonti ufficiali e diplomatiche.
Cosa prevedono le norme internazionali
Poi, è però emersa la notizia che un portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha dichiarato che Guantanamo “non è la destinazione finale” per questi migranti, ma solo una tappa prima del rimpatrio nei Paesi d’origine. E cosa prevedono le norme internazionali?
Secondo la normativa internazionale vigente, non esiste un obbligo esplicito e generale che imponga a uno Stato, come gli Stati Uniti, di comunicare preventivamente a ogni Paese di origine il tipo di struttura carceraria in cui vengono detenute le persone provenienti da quel Paese. Tuttavia, esistono norme e principi internazionali che regolano la detenzione di migranti e richiedenti asilo, con particolare attenzione ai diritti umani e alla trasparenza riguardo alla detenzione.
Il principale riferimenti normativo è la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie del 1990 che prevede che le autorità consolari o diplomatiche dello Stato di origine devono essere informate al più presto, su loro richiesta, dell’arresto o della detenzione di un loro cittadino, inclusi i motivi della detenzione, e che i detenuti hanno il diritto di comunicare con tali autorità. E poi le linee guida dell’UNHCR e altri strumenti internazionali, come il Patto internazionale sui diritti civili e politici, stabiliscono che la detenzione deve essere giustificata, proporzionata e soggetta a revisione, e che i diritti dei detenuti, inclusa la comunicazione con le autorità consolari, devono essere garantiti.
Non vi è però un obbligo formale di informare preventivamente il Paese di origine sul tipo specifico di struttura carceraria dove il cittadino straniero sarà detenuto, ma solo di garantire che il Paese di origine possa essere informato tempestivamente dell’arresto o detenzione e possa assistere il proprio cittadino.
Non solo Guantanamo: cosa succede negli Usa dal febbraio 2025
Da febbraio l’amministrazione statunitense ha introdotto un nuovo obbligo di registrazione online per tutti gli immigrati irregolari presenti negli Stati Uniti da almeno 30 giorni. Questo registro è gestito dal Department of Homeland Security tramite una pagina dedicata sul sito dei Servizi per la cittadinanza e l’immigrazione degli Stati Uniti. Qui gli immigrati “clandestini” devono creare un account, fornire le impronte digitali e ricevere una “prova di registrazione” che devono portare sempre con sé. Il mancato rispetto di questa normativa comporta sanzioni penali o multe. E la registrazione è obbligatoria per chiunque abbia 14 anni o più e non sia legalmente riconosciuto negli Usa.
Le statistiche sugli immigrati irregolari negli Usa vengono generalmente stimate da istituti di ricerca indipendenti come Pew Research Center o da analisi interne, ma non sono disponibili dati ufficiali aggiornati e dettagliati per Paese di origine su una piattaforma pubblica simile a quella di Homeland Security.
Come vengono stimate le presenze irregolari per Paese di origine?
Le stime vengono elaborate sottraendo il numero di cittadini e immigrati regolari dal totale delle persone che rispondono ai censimenti o ad altre rilevazioni. I dati ufficiali più dettagliati sono generalmente riservati alle agenzie governative e non vengono pubblicati integralmente per motivi di privacy e sicurezza.
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