Politica

La battaglia d’Europa. Meloni: cresciamo più degli altri Basta coi tafazzismi

di Domenico Pecile -

GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


Si sente il vento in poppa, sposa la realpolitik, fa rosicare l’alleato Salvini sempre più smanioso di riprendersi la scena interna ed europea e torna a parlare dell’Italia come una nave, “la nave più bella del mondo”. Quello visto ieri all’Assemblea generale di Assolombarda per una riflessione ad ampio raggio sulle sfide che attendono il nostro Paese, è un capo di governo sempre più leader della coalizione e convinto della “lunga marcia” impressa dall’esecutivo in ambito europeo: dal Pnrr al problema migranti su cui “c’è ancora da lavorare” nonostante il niet di Ungheria e Polonia. Meloni rivendica dunque di aver contribuito a costruire un contesto nell’Ue in cui ora si inizia a parlare “nientemeno che di sovranità, cosa impensabile qualche mese fa”.

Ma ieri sono stati soprattutto il Mes e il Pnrr (“nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia – ha riferito al Corriere – viene strumentalizzato per attaccare il governo) a tenere banco all’assemblea. E proprio sul Pnrr ha giurato ottimismo nonostante la Commissione europea non abbia sbloccato la terza tranche e che per la quarta sono scaduti i termini dei 27 obiettivi. Dunque, nessun allarmismo. Anzi, Meloni ricorda che il governo è impegnato per rispondere alle ultime richieste di chiarimento della Commissione e che lavora “su un Piano scritto da altri”. “Mi dispiace – ha aggiunto – anche se non mi stupisce che pure il Pnrr sia diventato in Italia terreno di scontro, perché penso che su una occorre comportarci come un solo uomo: maggioranza, opposizione, tutti i livelli istituzionali”. Il premier ha poi ribadito che accelerare la ratifica del trattato di riforma del Mes è contrario all’interesse nazionale proprio mentre il Governo è impegnato “nel negoziato decisivo e il completamento dell’Unione bancaria”. Ma l’invito all’unità vale anche per le forze di governo quando parla di un’Italia che vive un’inedita stabilità di governo e che dunque serva remare tutti nella stessa direzione. Il riferimento sull’opportunità di tralasciare ogni fuga in avanti corre dritto al suo unico rivela del centro destra: Matteo Salvinj. Che aveva alzato la posta, lanciando un patto per le elezioni europee, con uno sguardo rivolto anche all’estrema destra tedesca e alla Le Pen. Insomma, un patto di centrodestra con tutti dentro e nessuno escluso. La proposta lanciata da Salvini aveva però lasciato tiepidi se non freddi i suoi alleati. E anzi sono diversi gli esponenti del centrodestra italiano secondo cui la presa di posizione del leader leghista altro non è che un comprensibile tentativo di avviare un processo con l’obiettivo di uscire dall’isolamento del gruppo di Id, (Identità e democrazia) all’interno del quale è collocata la Lega.

Qualcuno nella mossa di Salvini ha intravisto anche, appunto, la sfida a Meloni, impegnata invece a rafforzare la linea del dialogo tra Conservatori (il Gruppo Ecr da lei stessa presieduto), e Popolari. Ma come sempre avviene in questi casi Palazzo Chigi preferisce la consegna del silenzio. E come sempre, il premier lavora senza fughe in avanti e a Salvini pare avere risposto più volte quando ha detto che esiste la consapevolezza che l’accordo tra popolari e socialisti è innaturale e – come ha dichiarato al Corriere – non sia più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando. Insomma, sembra suggerire a Salvini: calma e gesso. Anche perché da qui alle europee “ci saranno le elezioni in Spagna” e a Bruxelles “sui singoli provvedimenti si creano alleanze allargate alternative alla sinistra”. Più marcato lo smarcamento del ministro Tajani. “Per noi è impossibile fare qualsiasi accordo con Afd e con il partito della signora Le Pen. Io personalmente ho dato vita quando sono stato eletto presidente del Parlamento europeo – ha gelato Salvini – a un accordo tra Conservatori, Popolari e Liberali Quello ed è su cui puntare. La Lega è così ben diversa, nessun problema, anzi, saremo lieti di avere la Lega parte di una maggioranza ma senza Le Pen e senza Afd”.

La controreplica della Lega – visto che l’incontro romano Salvini- Le Pen è slittato per gli scontri in Francia – non si è fatta attendere. “Davvero l’amico Tajani – è stata affidata a Marco Zanni, presidente gruppo Id, e Marco Campomenosi, capodelegazione Lega al Parlamento europeo – preferisce continuare a governare con Pd, socialisti e Macron? La Lega lavora per cambiare la maggioranza in Ue e dare vita a un progetto di centrodestra unito, capace di dare risposte concrete ai cittadini dopo anni di mal governo delle sinistre. Non è il momento di diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo, tanto più se questo arriva da chi fino a oggi è stato a braccetto di Pd e socialisti. Chiediamo più rispetto per i colleghi dell’Id: è proprio grazie ai voti degli alleati francesi e tedeschi di Afd se, insieme al Ppe, siamo riusciti a respingere l’ultima eurofollia”.


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