Esteri

La jihad made in Italy, così si organizzava la rete del terrore

di Rita Cavallaro -


C’è un filo rosso che lega l’attentatore di Bruxelles agli jihadisti che inneggiano alla Guerra Santa in Italia. E che i nostri 007 sono riusciti a identificare, grazie all’analisi dei contatti del tunisino Abdessalem Lassoued, il 45enne che, il 16 ottobre scorso, ha imbracciato un kalashnikov e ha dato vita alla sua terribile caccia all’infedele, uccidendo due persone nella cittadina belga. L’attentatore, subito dopo le esecuzioni, aveva rivendicato il suo gesto in un video: “Sono uno jihadista dello Stato islamico. Viviamo per la nostra religione e moriamo per la nostra religione. Ho vendicato i musulmani”. Infine è stato freddato in un conflitto a fuoco con la polizia.
Quell’attentato, nonostante avesse sconvolto il mondo con la morte in diretta, appariva lontano ma, ben presto, ha fatto alzare l’allerta terrorismo islamico anche nel nostro Paese. Perché le indagini hanno svelato come Abdesalem, nell’arco degli ultimi dieci anni in cui aveva fatto perfino lo scafista e sbarcato schiere di migranti sulle nostre coste, avesse girovagato indisturbato per l’Italia, dove aveva messo piede per la prima volta nel 2011, quando era approdato con un barchino a Lampedusa. Dopo una breve permanenza sul territorio, era riuscito a raggiungere la Svezia, dalla quale poi era stato espulso. Nel 2016 il terrorista era certamente a Bologna, dove i poliziotti della Digos lo avevano identificato e bollato come “radicalizzato” nel corso di alcuni controlli. Da allora Lassoued si era comportato come un fantasma, facendo la spola con il Belgio, per riapparire nuovamente a Genova nel 2021, quando aveva pubblicato sul suo profilo social le foto del viaggio in Liguria. Poi il silenzio, fino al 16 ottobre scorso, quando ha dato vita alla sparatoria di Bruxelles. E dopo la sua morte gli inquirenti hanno setacciato la sua agenda, dalla quale sono venuti fuori decine di contatti sul territorio lombardo, che vanno da spacciatori di droga a criminali del racket della prostituzione. Delinquenti comuni su cui si sono accesi i riflettori investigativi, perché i legami con Abdesalem gettano ombre sul pericolo di attentati in tutta Italia, soprattutto alla luce dell’attivismo del tunisino, il quale era stato una figura carismatica di una cellula legata ad Al Qaeda, che aveva creato basi logistiche sia a Milano che nella Bassa e che faceva proseliti tra gli immigrati da reclutare nella guerra santa. Una cellula sradicata da operazioni di polizia, ma alcuni di quei combattenti sono sfuggiti alla giustizia e, con lo scoppio del conflitto israelo-palestinese, avrebbero intensificato la loro missione, guardando a quei soggetti che, pur non essendo jihadisti di professione, possono contribuire a seminare il terrore.
Ieri mattina la svolta, quando i poliziotti della Digos di Bologna, coordinati dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione e in collaborazione con i carabinieri del Ros di Roma, hanno effettuato perquisizioni a tappeto nei confronti di diciotto persone, considerate vicine a Lassoued. Gli indagati, che usavano profili social con espliciti contenuti legati al mondo dell’integralismo islamico, sono tutti di origine nordafricana e vivono nelle province di Bologna, Como, Fermo, Ferrara, Lecco, Macerata, Teramo, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trento e Udine. Insomma, una rete capillare che si stava organizzando con il proselitismo e la chiamata alla guerra santa contro l’Occidente infedele. Le misure, che si inquadrano nell’ambito degli approfondimenti investigativi scaturiti dall’attentato perpetrato a Bruxelles, hanno avuto origine anche da “acquisizioni provenienti dai canali di cooperazione internazionale, avviate fin da subito con la polizia belga e gli organismi di Europol, che hanno consentito di fare piena luce sui contatti mantenuti in Italia dell’autore dell’attacco terroristico, come noto rimasto nel nostro Paese dal 2012 al 2016”, hanno sottolineato gli inquirenti al termine dell’operazione. L’inchiesta, però, non è chiusa perché gli sviluppi degli accertamenti hanno già permesso di individuare altri cittadini stranieri. Per alcuni di questi è stato definito l’iter per l’allontanamento dal territorio nazionale con provvedimenti amministrativi di espulsione. Su altri, invece, sono in corso approfondimenti, al fine di mappare ulteriori contatti di estremisti islamici attivi nel nostro Paese. Cani sciolti che potrebbero emulare Lassoued.


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