Attualità

La remuntada dei Brics fa tremare l’Occidente

di Eleonora Ciaffoloni -


I Brics si espandono e diventano sempre più forti, mentre l’Occidente guarda. Al vertice tenutosi in Sudafrica è stato deciso, infatti, l’allargamento dei paesi racchiusi nell’acronimo Brics – originariamente Brasile, Russia, India, Cina e poi Sudafrica (entrata nel 2010) – con l’ingresso all’interno del blocco economico di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Argentina, Egitto ed Etiopia. Una decisione che sarà effettiva a partire da gennaio, quando questi “nuovi” Paesi faranno il proprio ingresso ufficiale. Un allargamento che segna una svolta, “Una pagina importante” l’ha definita il presidente cinese Xi Jinping: perché i sei nuovi arrivati ampliano il blocco economico andando a rappresentare il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione globale.

L’obiettivo di questo allargamento è quello di rafforzare le economie emergenti – che rappresentano un quarto del Pil mondiale – al fine di contrastare “l’egemonia economica” dell’Occidente. E potrebbe non finire qui. Perché prima di questa apertura erano stati 23 i Paesi che avevano fatto richiesta di ingresso nei Brics e, ad ora, sarebbero circa 40 in totale gli stati che vorrebbero farne parte. Lo ha confermato il presidente brasiliano Lula da Silva, dichiarando che in molti “hanno già bussato alla porta” per una possibile richiesta di ingresso. Intanto i nuovi arrivati nei Brics+6 sono stati accolti con toni entusiastici dai “veterani”: il presidente indiano Narendra Modi prevede che l’allargamento a undici “Rafforzerà anche la fiducia di molti Paesi nel mondo in un ordine mondiale multipolare”. Esulta anche il neo entrato presidente iraniano Ebrahim Raisi, che partendo per il summit in Sudafrica ha definito i Brics “un nuovo potere emergente nel mondo che è riuscito ad unire Paesi indipendenti con l’obiettivo comune della cooperazione economica e della lotta contro l’unilateralismo”. Si tratta di un ampliamento massiccio che spaventa l’Occidente, soprattutto dal punto di vista economico, ma anche per il peso politico.

Lo spiega, in particolare, la spinta che arriva da Pechino e Mosca che hanno come obiettivo da un lato, la competizione economica dei Brics con il dollaro e, dall’altra, quella politico-finanziaria con le istituzioni occidentali. Lo stesso presidente russo Vladimir Putin – che non ha partecipato alla riunione in Sudafrica a causa del mandato di arresto internazionale che pende sulla sua testa – ha proposto una Nuova Banca di Sviluppo dei Brics come alternativa alle istituzioni finanziare occidentali: un futuro in cui il leader vede una “de-dollarizzazione” del mondo. E a ragione, perché questo fenomeno potrebbe essere un rischio concreto. È la stessa moneta statunitense a interessare i Brics, visto che questi vorrebbero creare una moneta unica che faccia da contrasto al dollaro. Una ipotesi che sembra remota, ma non impossibile, anche se non nel futuro più prossimo visto il rischio dell’estromissione dai maggiori mercati finanziari globali.

Più verosimile sarebbe l’dea di una “valuta parallela”, un sistema di pagamento complementare a quelli attuali che potrebbe garantire maggiore stabilità e consenso e, allo stesso tempo, la base per i Paesi dell’alleanza. Inoltre, ora che i Brics hanno tutta l’intenzione di diventare dei giganti, a tenere gli occhi aperti sono anche i Paesi del G7. Le sette maggiori economie del Pianeta (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) rivestono un ruolo cruciale per lo sviluppo mondiale e con un peso economico importante su scala globale. Eppure, ora i Brics si affacciano sul mondo e sull’Occidente e sembrano voler fare ombra: a iniziare sono, di certo, i numeri. I Brics allargati arriveranno contare nel 2024 oltre 3 miliardi e 600milioni di individui (quasi la metà della popolazione del mondo). I Paesi del G7 insieme non arrivano neppure a 700milioni di individui fermandosi a circa il 10% della popolazione globale e, con alcuni di loro, come Italia e Giappone, in decrescita demografica.

Ma non solo: i Brics con i +6 arriveranno a sfiorare i 30 mila miliardi di dollari di Pil (36%), con una prospettiva di crescita. Di contro, il G7 pesa ancora il 46% del Pil globale – seppur in diminuzione – e il sorpasso sembra lontano, almeno nel breve periodo. Eppure, gli altri ampiamenti per i Brics sembrano all’orizzonte e anche la crescita economica dei singoli Paesi – contraria alla recessione di altri in Occidente – potrebbe continuare ad aiutarne la scalata. Insomma, occhi aperti.


Torna alle notizie in home