La riforma della Giustizia riparte dal Senato
L’iter della riforma costituzionale della Giustizia è ripartito con la discussione generale che ha impegnato il Senato per tutta la giornata di ieri. Dopo il voto delle questioni pregiudiziali presentate da Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, nell’Aula di Palazzo Madama è infatti iniziata una maratona imposta dal tentativo dell’opposizione di fare ostruzionismo iscrivendo a parlare 55 senatori. I tanti interventi – ieri se ne sono svolti solamente una parte nonostante le otto ore di lavori senza stop – si concluderanno nella giornata di martedì prossimo, poi si potrà procedere con le votazioni che porteranno a chiudere il provvedimento entro giovedì e al suo ritorno alla Camera per la terza lettura parlamentare.
Nonostante i tentativi dei partiti di minoranza di mettere il bastone tra le ruote al governo, all’orizzonte non si intravedono problemi
Tanto più che le opposizioni non hanno una linea comune e che non tutte osteggiano il cuore della riforma, la separazione delle carriere dei magistrati. Italia viva, per esempio, ha votato con la maggioranza contro le pregiudiziali di costituzionalità, evidenziando come tra le maggiori criticità della riforma della Giustizia ci sia forse una certa timidezza. Ivan Scalfarotto ha infatti sottolineato come il provvedimento non intervenga sull’obbligatorietà dell’azione penale, rimarcando che nella riforma costituzionale “manca un pezzo fondamentale per un sistema penale effettivamente garantista”. Il senatore renziano si è poi soffermato anche sulle nuove modalità di selezione del Csm, il famoso sorteggio, concentrandosi in particolare sui membri laici. Per Scalfarotto in questo modo non si rende giustizia al principio del merito, ma a quello, fallimentare, “dell’uno vale uno” tanto caro, almeno ai tempi, ai pentastellati. Ma la questione del sorteggio dei componenti laici del Csm, anche se volutamente sottaciuta dalle parti del centrodestra, ha creato qualche malumore anche all’interno della maggioranza, dove in molti restano contrari a privare il Parlamento della prerogativa di eleggerli solo perché lo stesso si è previsto per i membri togati con l’obiettivo di limitare il potere delle correnti in magistratura. Un nervo che resta scoperto, ma che alla fine non inciderà sul percorso della riforma costituzionale il cui principale obiettivo, insistono fonti governative, è quello di avere un giudice che sia effettivamente terzo e che non giochi nella stessa squadra dell’accusa. E sulla questione, non si manca di far presente per l’ennesima volta come negli anni sono state diverse le proposte di separare le carriere dei magistrati pervenute dalla sinistra.
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