Economia

La riforma fiscale di Giorgia: pagare tutti pagare meno

di Domenico Pecile -


“Il messaggio che vogliamo dare è molto semplice. Non abbiamo amici ai quali fare favori, se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al mantenimento del bilancio pubblici. Gli unici amici che abbiamo sono gli italiani onesti anche quando non riescono a pagare, ma che vogliono farlo”. È uno dei passaggi-chiave dell’intervento del premier Giorgia Meloni al convegno “La Riforma fiscale”. Una riforma, sono ancora le parole di Meloni, all’interno della quale non c’è spazio per chi vuole fare il furbo, ma chi è onesto e si trova in difficoltà merita di essere aiutato e di essere messo in condizione di poter pagare ciò che deve. “E lo sanno bene – aggiunge – anche cittadini e imprese, lo dimostra il dato sulle somme versate spontaneamente all’Agenzia delle Entrate, che sono aumentate di oltre 26 miliardi di euro rispetto al 2022”. Perché? Lo chiede la stessa Meloni che subito dopo fornisce la risposta: “Perché uno Stato giusto, uno Stato comprensivo, uno Stato disponibile, è uno Stato che non viene più percepito come un avversario, a volte addirittura come un nemico e di conseguenza è uno Stato che merita di essere aggirato. Questa è la scommessa culturale che noi abbiamo fatto”. Meloni ci tiene a sottolineare che la Riforma del fisco rappresenterà un salto in avanti nel rapporto cittadini-Stato. Dice per questo di non pensare mai che le tasse sono una cosa bellissima, “sono bellissime le libere donazioni e non i prelievi imposti dalla legge”. Ed è la ragione per cui c’è “una grande responsabilità” nel “gestire quelle risorse che non possono essere usate in modo irresponsabile per garantirsi facile consenso immediato e lasciare a chi viene dopo a ripagare quella irresponsabilità”.
Fin qui la “filosofia” dell’annunciata riforma. Poi il premier si addentra in alcune spiegazioni per accreditare meglio la svolta fiscale. “Il 2023 – dichiara – è stato anno record alla lotta all’evasione”. Poi snocciola alcuni numeri: “Sono stati recuperati 24,7 miliardi, 4,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Con altri 6,7 sono frutto dell’attività di recupero dell’Agenzia delle entrate e per altri enti si arriva alla cifra record di 31 miliardi di euro. Questo grazie al lavoro della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate, ma anche grazie a norme che abbiamo introdotto, come quelle contro il fenomeno odioso delle attività apri e chiudi”. Il premier non nasconde le difficoltà congiunturali del momento e la complessità della situazione internazionale, “ma le crisi – ammonisce – possono anche diventare un’occasione. Ci viene imposto di dare risposte coraggiose e strutturali. Il fisco è una delle materie affrontate da questo governo con l’obiettivo di disegnare una nuova Italia”. Aggiungendo poi che si tratterà di una Riforma attesa da 50 anni: “La rivendico come le prime fatte dal governo con l’obiettivo di disegnare una nuova idea di Italia, più attrattiva”. Tutto come da programma elettorale, ricorda il premier. Insomma, sarà una riforma vera e non un “ammasso di regole, ma uno dei perni attorno ai quali ruota il tessuto economico della nazione, uno degli strumenti attraverso i quali lo Stato può prosperare, mettendo le aziende nelle condizioni migliori per produrre ricchezza”. E il primo, convinto plauso alle parole di Meloni arriva dal deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Filini. Che dopo avere ricordato il “poderoso recupero all’evasione”, sottolinea che “la verità è che già nel primo anno di Governo Meloni è riuscita a contrapporre all’Italia dei sussidi, degli sperperi e dell’oppressione fiscale, messa in piedi nella sinistra negli anni, un modello nuovo di Italia basato si crescita, sviluppo e lavoro. E secondo il vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli, si tratta di una riforma più vicina ai contribuenti e alle famiglie.
Riforma invece stroncata dalla minoranza. La capogruppo alla Camera di Verdi e Sinistra, Luana Zanella, afferma che non si tratta di una riforma ma di condoni. “Il governo della destra – insiste – ne ha già firmato in due anni ben 18. Nulla per risolvere il problema della pressione fiscale e per affrontare la disparità tra i percettori di reddito fisso e gli altri. L’unica cosa che sanno fare è premiare i furbi.
Critica anche Cristina Tajani, capogruppo del Pd in Commissione finanze: “Il fisco della Meloni aggrava la disparità tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, non guarda al lavoro dipendente e ai pensionati, ma aggrava il dualismo tra chi paga le tasse alla fonte, perché trattenute in busta paga, e chi invece può pagare dopo che il reddito è stato prodotto.


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