Politica

La rincorsa del Capitano: castrazione per chi stupra

di Domenico Pecile -


Il laboratorio politico della Lega – auspice il suo leader maximo, Matteo Salvini – funziona soprattutto d’estate, dal Papeete in poi. Quest’anno, mentre la calura pareva destinata a dissolversi senza colpi a sorpresa, eco all’ improvviso, nel giro di pochi giorni il doppio colpo di Salvini. Che prima esce allo scoperto prendendo le distanze dal ministro Crosetto sul caso Vannacci e flirtando apertamente con il generale rimosso, forse – come sospettano in tanti – in chiave politico-elettorale e poi rispolvera la vecchia idea della castrazione chimica. Due modi – una volta archiviata o ridimensionata la battaglia sull’immigrazione – sia per tornare a parlare alla pancia della gente sia per mettere la freccia di sorpasso a destra rispetto al percorso di Fratelli d’Italia. E dunque “dobbiamo solo garantire la certezza della pena per chi uccide, e siccome anche – ahimè – i casi di stupro riempiono le pagine di cronaca nera speso che le Commissioni parlamentari prendano in esame il prima possibile la proposta che la Lega ha copiato da altri Paesi del mondo, ovvero la castrazione chimica per chi stupra una donna o un bambino”, dice Salvini tornando sul caso dello stupro di gruppo di Palermo. E ribadendo che per questi casi “la condanna in carcere non basta”. In realtà, l’idea di ricorrere alla castrazione chimica per i rei di violenza sessuale non è nuova agli ambienti della Destra. Un emendamento al decreto sicurezza presentato nel novembre 2018 da Fratelli d’Italia, chiedeva infatti di “introdurre la castrazione chimica per pedofili e stupratori recidivi, da applicare dopo la scarcerazione in aggiunta alle attuali pene previste”. E ancora, l’anno dopo sempre FdI, in un ordine del giorno al ddl Codice Rosso – poi boccato dalla Camera – chiedeva che si subordinasse alla castrazione chimica la concessione della sospensione condizionale della pena in caso di condanna per reati sessuali.

Salvini rilancia la castrazione chimica per gli stupratori

Ecco, invece, che questa volta toccherà a Salvini chiedere di calendarizzare il testo in commissione, dove sicuramente incontrerà il muro del Pd, e delle altre opposizioni, contrario a introdurre per legge punizioni di questo tipo. “Strillare di galera buttando via la chiave e di castrazione chimica può fruttare un po’ di facile consenso politico, ma non risolve assolutamente nulla”, spiega la dem Laura Boldrini, per la quale occorre, invece, “riportare l’educazione sentimentale nelle scuole”. La senatrice del Pd, Cecilia D’Elia, ricorda invece che al Senato attende soltanto di essere discusso il disegno di legge 294, a sua prima firma “volto a promuovere educazione all’affettività e alle differenze”, mediante una serie di azioni concrete da integrare nei piani scolastici. Ma anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sta organizzando con la collega ministra della Famiglia, Roccella “un’iniziativa contro la violenza sulle donne programmata per il 25 novembre”. Ma la Lega vuole tirare dritto. Il senatore Roberto Marti, presidente della Commissione cultura a palazzo Madama, pur riconoscendo l’importanza di insegnare “la cultura del rispetto” soprattutto nelle scuole, chiede che con il ddl si giunga a “un inasprimento delle pene per pedofili e stupratori”.


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