La Russa su Garofani: “Meglio che lasci”. Ma non chiede le dimissioni
Per il presidente del Senato auspicabile un passo indietro del consigliere del Quirinale
Ignazio La Russa, presidente del Senato
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, torna sul caso di Francesco Saverio Garofani, consigliere del Presidente Mattarella, dicendo che forse “è meglio che quel ruolo lo lasci a qualcun altro”.
La Russa su Garofani: Meglio che lasci
Parole forti: Garofani è segretario del Consiglio Supremo di Difesa, organo strategico per la difesa nazionale, e secondo La Russa la sua permanenza in quel ruolo potrebbe essere “imbarazzante”.
La Russa punta il dito anche sul tipo di commenti attribuiti a Garofani: “In un ambiente di tifosi … si è lasciato andare improvvidamente a una serie di valutazioni su governo e Meloni”.
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E se fosse stato di destra?
Aspra pure un’altra critica: “Se fosse stato uno di destra oggi lo vedremmo appeso ai lampioni … o cattolicamente crocifisso”.
Nonostante il richiamo a un passo indietro, La Russa chiarisce però che non ha chiesto formalmente le dimissioni di Garofani: “Non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto”.
Inoltre, torna ad esprimere solidarietà al presidente della Repubblica Mattarella: “Considero chiuso il caso, e ho espresso sin dal primo minuto piena solidarietà al presidente”.
Il caso
Francesco Saverio Garofani è consigliere del presidente Mattarella e segretario del Consiglio Supremo di Difesa. La sua figura è finita al centro di una polemica per alcune frasi attribuitegli, in cui criticava il governo e Giorgia Meloni. Le dichiarazioni sono state pubblicate da La Verità. Garofani ha definito tutto “chiacchiere tra amici” e non ha confermato intenti politici contro il governo.
Il caso ha sollevato dibattito politico e mediatico. Fratelli d’Italia ha dichiarato che la vicenda è chiusa. Il centrodestra ha parlato di passo indietro opportuno.
L’opinione pubblica resta divisa. Il Quirinale non ha rilasciato comunicazioni ufficiali sulle frasi attribuite al consigliere. La vicenda ha comunque acceso il dibattito sul ruolo dei consiglieri e sui limiti della libertà di espressione nel contesto istituzionale.
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