La storia di Nahid, cui piaceva fare il benzinaio
Nahid Miah aveva 36 anni, due figli piccoli e una moglie che spesso portava con sé sul posto di lavoro (“Una famiglia bellissima”, dicono le cronache), in un impianto per la distribuzione di carburanti di Ardea, in provincia di Roma. Ieri mattina, al termine di una rapina anomala per l’orario in cui si è svolta – le 12 – e per l’arma che un malvivente ha rivolto contro di lui, un coltello, è morto dissanguato sul selciato dopo circa un’ora spesa dagli operatori sanitari per cercare di tenerlo in vita.
Un lavoro, quello del cittadino bengalese, che molti italiani non vogliono più fare, come tanti altri mestieri assicurati solo per la presenza degli immigrati. Per lui, la gavetta in un primo impianto come dipendente e poi il passaggio, con passione, come gestore. Un lavoro che ora Confcommercio ricorda essere pericoloso (“Sono attivi oltre 10mila impianti di distribuzione carburanti stradali e autostradali, molti operativi h24, lungo tangenziali e arterie ad alta percorrenza. Vi lavorano quotidianamente oltre 35mila addetti, che
garantiscono un servizio essenziale alla mobilità del Paese”) anche se all’interno di un quadro statistico che riferisce come il fenomeno delle rapine ai distributori siano nel tempo diminuite, anche per gli effetti del progetto Zero contanti avviato oltre sette anni fa dall’Unione Petrolifera per incentivare l’uso della
moneta elettronica, che però registra anche la persistenza dell’uso del denaro contante.
Quello che forse un balordo ha strappato, insieme alla sua vita, a Nahid Miah, cui piaceva tanto fare il
benzinaio.
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