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La stretta sui migranti

di Eleonora Ciaffoloni -

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Da mesi, di fronte all’emergenza migranti, l’Italia come Paese in prima linea nell’accoglienza chiede aiuto alla sua istituzione internazionale di riferimento. Dalla premier Giorgia Meloni ai suoi ministri, da Piantedosi passando per Tajani e Musumeci, tutti hanno chiesto a gran voce l’intervento dell’Unione Europea per la risoluzione di un problema dalla portata internazionale. E l’Europa recepisce, comprende quanto accade, sì, ma rimane sempre cauta. Lo fa anche di fronte alla dichiarazione dello stato di emergenza: arrivata da una proposta che era stata portata in Consiglio dei Ministri dal ministro del Mare Nello Musumeci e formulata dal titolare del Viminale Matteo Piantedosi. Una misura necessaria, dicono dal governo, per cercare di contenere le conseguenze e i disagi degli arrivi, sia per chi migra che per chi accoglie.

RISPOSTA CON RISERVA

Di fronte allo stato di emergenza italiano sull’immigrazione, la Commissione Europea ne “prende atto”. A dirlo la portavoce per gli Affari interni e l’immigrazione dell’Esecutivo comunitario, Anitta Hipper: “Questa decisione è di competenza nazionale dell’Italia, e comprendiamo che sia stata motivata da una situazione migratoria particolarmente difficile con cui l’Italia deve confrontarsi”. Una presa di coscienza, ma non di posizione e quindi senza sbilanciamenti: prima di un intervento è necessaria una valutazione, spiegano. “Dovremo esaminare esattamente le misure” decise dal governo “per poter essere in grado di commentarle in modo più dettagliato”, ha infatti sottolineato la portavoce. Eppure, lo stato di emergenza è solo la punta dell’iceberg: le problematiche legate al fenomeno migratorio nel nostro Paese sono state denunciate da tante voci e da diverso tempo. E ancora per l’Italia, ma anche per il governo Meloni, l’Ue non starebbe facendo abbastanza per aiutare il Paese su questo fronte emergenziale. Non d’accordo la portavoce Hipper, che sostiene, al contrario, che “la Commissione è stata molto attiva” e ricorda: “abbiamo riconosciuto le particolari situazioni difficili, con un aumento molto elevato degli arrivi nel Mediterraneo centrale e verso l’Italia” e di conseguenza “abbiamo presentato lo scorso novembre un piano d’azione mirato, con venti azioni specifiche, sostenute da misure sia operative che finanziarie. E allo stesso tempo stiamo lavorando a pieno ritmo su due binari, sia sulle misure operative che sul proseguimento dell’impegno ad adottare il Patto sulla migrazione e l’asilo”.

PRIMA C’E LAMPEDUSA

Lo stato d’emergenza di sei mesi – prorogabili – serve a velocizzare le procedure di accoglienza, di identificazione e di rimpatrio dei migranti. Tuttavia, al momento, la priorità viene data a Lampedusa e ai suoi hotspot che da settimane sono al collasso. Allentare la pressione da sovraffollamento è il primo passo da fare sull’isola. Grazie allo stato di emergenza che consente deroghe e velocizzazioni, potrebbe essere riorganizzato l’iter degli affidamenti, con la divisione dei migranti in piccoli gruppi da redistribuire su tutta la penisola. Anche su questo, il governo aveva chiesto aiuto all’Unione Europea e, anche su questo, la portavoce Hipper a risposto da Bruxelles: “La Commissione è sempre in contatto con l’Italia per discutere delle sfide migratorie” e sottolinea, proprio sulla situazione di sovraffollamento nell’isola siciliana “L’Italia ha anche chiesto sostegno finanziario per far fronte al recente significativo aumento degli arrivi via mare, e in particolare rispetto alla situazione critica a Lampedusa e nell’hotspot”. Perché i flussi sono in aumento e anche il ministro Piantedosi ha fatto sapere che l’Italia, da sola, non può farsi carico da sola della problematica, richiamando ancora a una “azione congiunta” a livello europeo. Anche su questo Anitta Hipper rimane ferma e ribadisce l’impegno dell’Europa: “è in funzione il meccanismo volontario di solidarietà con 19 Paesi membri impegnati ad attuare un meccanismo volontario di ricollocamenti”, ma anche “un sostegno operativo concreto in Italia: la Task Force regionale di Catania, agenzie dell’Ue sul campo, come Frontex ed Europol, nonché membri della Commissione che risiedono permanentemente a Roma”. L’Ue quindi risponde ma, per ora, non quanto necessario per il governo a risolvere l’emergenza.


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