Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – La magistratura nell’“Osteria Italia”

di Michele Gelardi -


La domanda “oste il vino è buono?” ammette una sola risposta, essendo rivolta alla stessa persona che ha interesse a vendere il vino: Nell’osteria Italia, l’oste è rappresentato dalla magistratura, alla quale il tremulo governo di turno rivolge, con mille ossequi, una domanda sgradita, osando sperare tuttavia di non indispettire l’interlocutore e ottenerne una risposta rassicurante; la quale alla fine viene concessa.

Il governo italiano è paragonabile a una sorta di guida Michelin, che dovendo tutelare gli interessi dei consumatori, anziché chiedere loro se hanno gradito il vino, si appaga dell’invariabile risposta dell’oste. Ricevutane l’assicurazione, la guida Michelin espone in bella evidenza tre palle, grandi, grosse, tronfie di meritato riconoscimento. L’oste migliore del mondo serve il vino migliore del mondo; l’amministrazione della giustizia è la migliore possibile; e poco importa cosa pensano gli italiani. Si sono affidati a una guida Michelin, che tutela l’interesse dell’oste, piuttosto che quello dei consumatori, in base a un metodo di valutazione, rimasto invariato da circa 30 anni. Anche il nuovo governo, a quanto pare, non intende cambiare indirizzo; ha formulato la solita domanda e non ha atteso nemmeno la risposta completa; ai primi accenni assertivi dell’oste ha fatto immediatamente dietrofront, rispetto ai programmi elettorali. C’è ben poco da cambiare, quando “tutto va bene, madama la marchesa”.
Però gli italiani ne dubitano; si accorgono che l’amministrazione della giustizia non va affatto bene. Ogni sua branca soffre di mali profondi e radicati. La branca civile è criticata in tutto il mondo per la lentezza dei suoi processi. Il diritto in Italia rimane controverso per decenni, giacendo, indisponibile e intrasmissibile, nel limbo dell’incertezza. Ciò significa che i traffici economici rimangono paralizzati per decenni, con grave pregiudizio per la dinamicità del mercato. E questa è solo la parte emergente; probabilmente la parte sotterranea e sfuggente, e cioè l’effetto moltiplicatore di disincentivo agli investimenti, è ancora più rilevante. Ciò che non è non può essere calcolato; così il non-investimento si sottrae all’osservazione statistica e alla percezione dell’opinione pubblica.
Non meno grave è il malanno che affligge la giustizia amministrativa, alla quale ricorre il privato che abbia subito il torto di un atto amministrativo illegittimo, che può consistere alche in una omessa autorizzazione doverosa. Poiché ogni movimento del cittadino italiano, specie nella veste di imprenditore, deve essere “autorizzato”, le relazioni con la pubblica amministrazione costituiscono la magna pars della vita di ognuno di noi. Ebbene, in questo tipo di relazioni, il cittadino è niente più che un suddito, il quale non ha diritto ad alcun risarcimento del danno derivante dall’atto illegittimamente emanato oppure omesso.
Egli può chiedere solo l’annullamento dell’atto oppure dell’omissione, ossia, in quest’ultimo caso, l’annullamento del nulla, e alla fine del percorso labirintico, che dura parecchi anni, nel corso dei quali deve peraltro riproporre periodicamente la stessa domanda di annullamento, pena la decadenza, può ottenere infine l’agognato annullamento. Dopodiché dovrà rivolgersi nuovamente al giudice amministrativo, affinché un commissario ad acta possa infine “partorire” un nuovo provvedimento, in sostituzione di quello annullato.
Ovviamente di risarcimento del danno nemmeno l’ombra; la pubblica amministrazione italiana, pur avendo avuto torto, ha sempre ragione. Non parliamo poi della giustizia penale. Nel panorama occidentale, l’Italia è l’unico paese nel quale la maggior parte della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, in virtù di un’esigenza “cautelare” che qui si fa sentire più che altrove; forse per ragioni climatiche. E qui le necessità investigative impongono intercettazioni telefoniche generalizzate, sconosciute nella rimanente area occidentale. E l’Italia ha il privilegio di avere “scoperto” nuove fattispecie di reato, ignote al resto del mondo; nonché di avere “inventato” misure di prevenzione, nominalmente preventive e amministrative, di fatto afflittive e penali. Non meno importante è il rapporto accusa/difesa, ben lontano dall’essere paritario, come vorrebbe il rito accusatorio adottato in tutto l’occidente, dal momento che il pubblico ministero è collega del giudice.
Ma il “vino è buono”. Lo dice l’oste.


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