Attualità

L’imminente legge di Bilancio non tradisca poliziotti e militari

di Giuseppe Tiani -

Controlli degli agenti della Polizia Stradale di Genova, dopo le novita' del Codice della Strada 2024. Genova, 19 dicembre 2024. ANSA/LUCA ZENNARO


Il ministro per la PA Paolo Zangrillo ha firmato l’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto delle funzioni centrali per il triennio 2025-2027. Un atto coerente con l’esito del confronto del 16 novembre 2023, tra i maggiori sindacati dei comparti sicurezza e difesa come il Siap e il Governo. Nel corso di quella discussione si cristallizzò, tra gli altri argomenti, un patto di legislatura per il rinnovo dei contratti di lavoro a partire dal triennio 2022-2024 che, per i poliziotti, è stato firmato il 18 dicembre 2024. Evidenzio che da quando è stata introdotta la contrattazione nazionale nel pubblico impiego, mai un contratto è stato firmato nei tempi stabiliti, ma sempre a contratto scaduto: per tre decenni questa è stata la normalità, da quando, con la riforma del pubblico impiego avviata con il d.lgs. 29/1993, fu introdotta la contrattualizzazione del lavoro pubblico.

Il comparto sicurezza e difesa restò fuori dalla contrattazione collettiva nazionale affidata all’ARAN e per le peculiarità delle funzioni di poliziotti e militari, si stabilì un sistema negoziale separato, con procedure di confronto dirette con il Governo, tanto che gli accordi sottoscritti hanno forza di legge, perché recepiti in DPR emessi dal Presidente della Repubblica. Ma un paradosso da anni attraversa i rinnovi contrattuali di poliziotti, militari, insegnanti e pubblici dipendenti: gli aumenti ci sono, gli arretrati arrivano, ma a fine mese non si percepisce il valore dell’incremento stipendiale; quindi, poliziotti e dipendenti pubblici subiscono più di altri la patologia connessa a pressione fiscale e inflazione.

E così, il prelievo su ogni euro lordo conquistato dal sindacato al tavolo delle trattative svanisce nel dedalo delle aliquote Irpef e dei contributi, gli incrementi stipendiali si trasformano in un pugno di euro netti, che non riescono a compensare i morsi dell’inflazione: parlo dei lavoratori in uniforme, che giorno e notte garantiscono la sicurezza della collettività, con turni massacranti che non conoscono orari, oltre i rischi e le responsabilità.

Cosa c’è da fare nella prossima Legge di Bilancio

Lo Stato per riconoscere la centralità delle Forze di Polizia e delle funzioni affidate ai pubblici dipendenti, non può limitarsi a un maquillage salariale, deve liberare gli stipendi dall’ancora fiscale, che svilisce lo sforzo di Governo e Sindacati per aumentare la retribuzione. Il contratto firmato per il triennio 2022-2024, con aumenti e arretrati già pagati è andato nella giusta direzione, ma senza un taglio strutturale dell’Irpef nell’imminente legge di Bilancio e meccanismi di salvaguardia dall’inflazione, gli agenti, i carabinieri, i finanzieri e vigili del fuoco, così come i professori e i pubblici dipendenti, vivranno l’incubo di stipendi che crescono solo sulla carta.

Per un poliziotto o un professore che non si sente ricompensato per la funzione e il lavoro che svolge, ci perde anche il Paese, che non potrà contare su dipendenti motivati nell’esercizio delle pubbliche funzioni. Per il sindacato dei poliziotti, il confronto per il contratto 2025-2028 non può essere eliso dal fisco. Non per rivendicazione corporativa, ma quale presa d’atto della realtà il punto in questa fase non sono i contratti, in cui tre rinnovi consecutivi dal 2022 al 2030 il Governo Meloni li ha garantiti, per la prima volta nella storia dei CCNL. Ma, in un Paese ove la pressione fiscale se si superano i 50 mila euro di reddito e poco sotto il 50% di tassazione, la differenza tra lordo e netto è incolmabile; quindi, parlare di aumenti senza abbassare l’Irpef è propaganda, se l’aliquota media non passa dal 35 % al 33% e per i redditi sino a 28 mila euro non oltre il 23%. Sulla carta sarà una vittoria ma di Pirro nella realtà, perché tra IRPEF, contributi e inflazione, quei soldi evaporeranno prima di arrivare nelle tasche dei poliziotti.

Quando il potere d’acquisto viene eroso da anni le motivazioni vacillano, specie se le indennità e il disagio non vengono remunerate con un finanziamento ad hoc, tale da poter sostenere l’unicità della specificità professionale dei poliziotti e militari, come riconosciuto dalla legge. In sintesi, la stagione dei rinnovi contrattuali va incoraggiata e non va frenata da pretestuosità più ideologiche che sindacali. E per rendere fruibili gli aumenti stipendiali occorrono interventi strutturali, attraverso clausole che stabilizzino il valore delle retribuzioni, proteggendole dall’inflazione; necessario un equilibrio tra aumenti contrattuali e politiche fiscali, per evitare l’effetto di neutralizzazione; il taglio del cuneo fiscale va focalizzato per i redditi medio-bassi e sino a 60 mila euro se non si vuole rendere irreversibile la qualità della vita del ceto medio. Solo la riduzione della pressione fiscale può incidere sul netto in busta paga, valorizzando il valore sociale e politico dei rinnovi contrattuali.


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