Politica

L’INTERVISTA – Benifei (Pd): “La destra ha un grosso problema di classe dirigente e gli italiani che non stanno meglio presenteranno il conto a Meloni”

di Edoardo Sirignano -

BRANDO BENIFEI EUROPARLAMENTARE


“La destra ha un grosso problema di classe dirigente e gli italiani che non stanno meglio presenteranno il conto a Meloni”. A dirlo Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles.

Caso Pozzolo, indebolisce la maggioranza?

Certamente la destra italiana ha un gigantesco problema di classe dirigente e il caso Pozzolo è solo l’ennesima vicenda che lo dimostra. A me sembra assurdo che un deputato della Repubblica ritenga di potersi presentare a una festa con un’arma carica e si badi che siamo venuti a saperlo solo perché è stato effettivamente esploso un colpo, altrimenti la questione non sarebbe emersa! A fianco di questo problema di scarsezza del personale politico, c’è però una questione ancora più delicata che riguarda la cultura della destra italiana, che in Parlamento avanza proposte per rendere più facile l’accesso alle armi. Insomma, questa storia non si può minimizzare.

È più grave quella legata a Verdini e soci?

Credo sia una vicenda diversa, ma sempre gravissima: il caso Pozzolo riguarda una cultura tossica delle armi, mentre questa ha a che fare con l’approccio degli “amici degli amici”, che ritengono di poter violare le norme e avvantaggiarsi per le proprie conoscenze. Stiamo parlando di un’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta per appalti anche da centinaia di milioni, dove sono appunto coinvolti membri del governo come il sottosegretario Federico Freni ed il viceministro Edoardo Rixi, che in Liguria conosciamo bene. Nessuno ad oggi è stato dimostrato colpevole di nulla ma preoccupa, pensando anche ad altre vicende, l’approccio generale alla cosa pubblica che traspare.

Il ritardo della conferenza della premier Meloni ha un significato politico?

Se la premier ha detto di aver avuto un problema di salute, credo che possiamo serenamente crederle. Il significato politico va però attribuito a una manovra modestissima, profondamente iniqua, senza una visione di Paese, approvata tra Natale e Capodanno con un iter che ha mortificato il Parlamento.

Questi scandali possono essere un’opportunità per il Pd? È possibile la rimonta se gli uomini della premier continuano a inciampare?

Sì, scandali, inciampi e problemi nel centrodestra sono un’opportunità per dimostrare la loro totale inadeguatezza a governare, ma chiaramente è giusto preoccuparsi per i danni che stanno facendo al Paese, anche con preoccupanti leggi “manifesto”, come rendere la gestazione per altri un reato universale o l’ormai “mitologico” decreto rave. Certamente gli italiani, che non stanno meglio, presto presenteranno il conto in termini di consenso.

Su quali temi il Pd dovrà incentrare la propria campagna elettorale?

Il Pd deve definire una piattaforma per spingere avanti il progetto di integrazione europea, perché è evidente che isolati siamo più deboli. Serve un’Europa finalmente federale a partire dai Paesi che ci stanno per tenere testa a Cina e Stati Uniti nella competizione globale sia a livello economico che tecnologico. La cooperazione è poi imprescindibile per una politica di immigrazione più sostenibile e umana e per costruire percorsi credibili di transizione ecologica e digitale. Ci sono poi tutti i temi che riguardano il mondo del lavoro e il Pd sarà sempre a favore di una fiscalità comune e di una più equa distribuzione del reddito, a partire dall’attuazione del salario minimo come da direttiva europea.

Su cosa, invece, intendete differenziarvi rispetto al M5S di Conte. È possibile un sorpasso?

Certamente ci aspettiamo un po’ di competizione, ma forse è anche inevitabile: comunque per risponderle credo che il Pd resterà ben sopra i 5 stelle. Ritengo anche che le europee possano essere un terreno ideale per distinguerci, considerata anche la diversa vocazione dei partiti nel vedere come centrale l’impegno europeo e la maggiore credibilità con cui si guarda al Pd da parte di chi pensa che il posto dell’Italia sia alla testa dell’Unione e non nel vagone posteriore.

Schlein, a suo parere, dovrà metterci la faccia nella prossima campagna elettorale?

La segretaria si sta spendendo già oggi con grande impegno in ogni angolo del Paese, perché sa che questa sfida è fondamentale per il futuro del nostro continente, perché l’Europa sociale, verde, giusta che vogliamo passa anche da una affermazione netta dei progressisti alle elezioni, compreso il Pd italiano.


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