Politica

L’INTERVISTA – Morano: “A scendere in strada contro l’Autonomia quel sistema che ha utilizzato le Regioni solo per i propri interessi”

di Edoardo Sirignano -


“A scendere in strada contro l’Autonomia è quel sistema di potere che ha utilizzato le Regioni solo per i propri interessi”. A dirlo Sabino Morano, presidente di Primavera Meridionale e responsabile aree interne per il Centro Studi Regione Mezzogiorno.

De Luca, con i suoi, invade le strade della capitale. La rivolta contro il governo Meloni parte dalla Campania?

Siamo di fronte a un patetico tentativo di ritagliarsi uno spazio. L’obiettivo di De Luca è nascondere i suoi problemi, ovvero che il Pd di Schlein non ha alcuna intenzione di appoggiarlo nella sua battaglia per il terzo mandato. Senza la Campania Vincenzo è finito e dunque prova a reinventarsi, sapendo che il tempo stringe. Siamo di fronte a una sceneggiata patetica

La popolazione, intanto, si sente rappresentata dai primi cittadini scesi in piazza?

Quei sindaci hanno una posizione molto distante dalla realtà. La popolazione campana ha difficoltà a schierarsi perché disinformata. Una cosa è certa, se abbiamo gli accampamenti negli ospedali è perché siamo stati governati da De Luca, non perché domani potrà esserci l’Autonomia. Il corteo romano è stato capeggiato dai protagonisti del peggior regionalismo. Pensiamo, quindi, a risolvere i problemi odierni del Sud e poi a quelli del domani. Mi fa sorridere che a tutela del Mezzogiorno c’è chi lo ha portato nel baratro.

Meloni accusa la Campania in ritardo sul Pnrr. È d’accordo con la premier?

La Campania, da tempo, arriva ultima. Anche sul Psr abbiamo fatto peggio delle altre Regioni del Sud. La Campania ha una lunga tradizione di pessima gestione delle risorse. Dalla prima giunta De Luca, c’è stato un primato negativo sotto tale punto di vista.

Un modello virtuoso nel Mezzogiorno può essere quello Occhiuto o Schifani?

Non sono un difensore dell’Autonomia, come la si propone oggi. Immagino, invece, che possa esserci un ragionamento che passi per la fine dell’attuale regionalismo. Le Regioni, rispetto al Mezzogiorno, sono un’innaturalità arbitraria. Sono state create a tavolino e non hanno un senso vero, anzi spesso sono un limite. Sono state la causa per cui si è rinunciato a tante operazioni infrastrutturali. Servono solo a cacicchi come De Luca, che le usano per rinsaldare sistemi di potere. Il Regno di Napoli, in un certo senso, anticipava l’idea della “macroregione” per cui mi batto da anni.

L’Autonomia, nel frattempo, chi favorirebbe?

Né il Sud, né il Nord. Il problema è capire cosa si vuole fare. Soluzione, ad esempio, è la “macroregione” come area strategica di programmazione. In tale ottica un’Autonomia ripensata potrebbe essere un aspetto positivo per il Mezzogiorno, area al centro del Mediterraneo. Ai tempi dell’intelligenza artificiale, del metaverso, dobbiamo immaginare fasi e situazioni diverse, come ho spiegato in un libro scritto col professore Barile, dove parlo della redistribuzione del reddito.

Sulla “macroregione”, il governo intende davvero fare qualcosa?

Sbagliato aspettare sempre Roma. Il Meridione deve distinguersi per una grande dimensione propositiva, da secoli punto di forza a queste latitudini, non per le sceneggiate. Solo così riusciremo a condizionare le scelte di Palazzo Chigi. Questo è l’obiettivo per il quale da tempo sta lavorando il Centro Studi Regione Mezzogiorno, che mettendo insieme le migliori idee degli atenei, pensatori e intellettuali, vuole alimentare un movimento d’opinione che possa suggerire e condizionare l’azione di governo in senso positivo.

Tra i partiti del centrodestra chi può riuscire a raccogliere meglio tali istanze?

I partiti, oggi, sono più dei veri e propri comitati di promozione d’immagine dei loro leader. All’interno dei vari soggetti, invece, ci sono uomini e donne che hanno dimostrato delle sensibilità particolari rispetto all’argomento Sud e che dovrebbero essere gli interlocutori naturali per chi ha le redini del Paese.

Modelli virtuosi possono esserci anche al Nord?

La tanto discussa frattura è solo propaganda. Ci sono tanti Nord e tanti Sud. La vera differenza è tra aree interne e costiere, tra città metropolitane e province. Il quadro è più complesso e non richiede approssimazione. Vedo buoni consiglieri regionali nella parte dello settentrionale dello stivale che, in silenzio, lavorano meglio dei loro governatori.


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