Lo scontrino “pazzo” è il nuovo souvenir delle estati italiane
Le mode ferragostane vanno e vengono ma una resiste, inesorabile: postare scontrini “esorbitanti” dalle mete delle agognate vacanze. Quelle che vanno fatte per forza in posti costosi, per forza al mare, per forza ad agosto, per forza in posti super turistici e super instagrammabili.
Il post dell’estate 2025, che ha fatto il giro del web, è quello di una tizia che in Puglia ha pagato un euro e mezzo in più per farsi togliere i pomodorini dalla pizza. La modalità è collaudata: la prova regina, il solito spiegazzato scontrino “pazzo”, accompagnato dalla didascalia “Vergogna!” o dalla domanda retorica “È legale?”, rigorosamente in maiuscolo e con almeno dieci punti esclamativi o interrogativi. Che in questa sede, per amor proprio, abbiamo evitato di mettere.
Ma nulla di nuovo sotto il solo agostano, negli anni abbiamo visto vesti stracciate per: taglio a metà del toast fatto pagare due euro, piatti vuoti a costi aggiuntivi, soldi extra per scaldare un biberon al microonde o tagliare una torta portata da fuori. Prezzi gonfiati e indignazione a palate garantita, ma proviamo ad andare oltre: il punto non è (solo) quanto paghi il caffè e la bottiglietta d’acqua a Porto Cervo, Capri, Forte dei Marmi ma quanto ci tieni a farlo sapere a tutti, della serie “io c’ero, indignata, ma c’ero”. Vanità, il peccato preferito dagli uomini (cit.)… Lo pago caro, ma vuoi mettere la soddisfazione di postarlo online fra applausi di utenti scandalizzati e giusto un pizzico invidiosi? Non ha prezzo. Anzi sì: è stampato lì, in fondo allo scontrino. Buon ferragosto.
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