Ambiente

Lo squalo e la sfida al mare dei nostri pensieri

di Giada Balloch -


Il boom degli squali. La loro vicinanza alla costa spaventa i turisti e attrae gli studiosi. Nel 2023, gli avvistamenti hanno sfidato il mare dei nostri pensieri. L’inutile panico e la paura che supera l’inesistente minaccia. È stato registrato un aumento significativo degli avvistamenti di squali non solo in Italia ma in tutto il mondo, suscitando l’interesse e la preoccupazione di appassionati biologi marini.

Avvistamenti di squali

Solo questa settimana se ne sono verificati ben 4 vicino Messina, Palermo e Catania. Non c’è alcun dubbio sul fatto che sono stati proprio i media quelli più colpiti dalle notizie e non passa un giorno senza una nuova flash news dello squalo di 6 metri di turno che si è ritrovato improvvisamente a pochi metri dalla riva. Questo fenomeno ha spinto molti a chiedersi quali siano le ragioni dietro a questo incremento. Ci si chiede quali implicazioni possa avere per la coesistenza tra esseri umani e squali. Uno dei fattori principali che potrebbero contribuire all’aumento delle osservazioni è il cambiamento climatico. Le alterazioni nelle temperature degli oceani e la variazione degli ecosistemi marini possono influenzare le abitudini migratorie e l’habitat di questi animali. Da un lato però questo è un bene perché la loro presenza significa che le acque costiere sono pulite, essendo indicatori di ottima qualità ambientale. Ad esempio, l’aumento della temperatura dell’acqua potrebbe spingere alcune specie di squali a spostarsi verso regioni precedentemente meno frequentate, dove possono essere attirati da attività come il rilascio di esche o il getto di rifiuti in mare. O ancora alla ricerca di condizioni ambientali più favorevoli per riprodursi o di nuove fonti di cibo. Queste ultime si trovano infatti molto più facilmente in fondali poco profondi vicino alla spiaggia. Inoltre l’aumento delle attività umane nelle acque può essere considerato un ulteriore causa scatenante. L’espansione del turismo costiero, la pesca commerciale e ricreativa portano ad una maggiore condivisione dell’oceano da parte di umani e squali e quindi ad una più elevata possibilità di individuarli in mezzo al mare. Insieme ovviamente alla crescita del turismo del futuro, quello per stare più a contatto con la natura. Le attività sportive legate al mare come il surf, lo snorkeling e il sub hanno talvolta lo scopo preciso di vedere queste magnifiche specie.

Il caso australiano

Durante quest’anno, un caso degno di nota è stato quello delle coste dell’Australia, dove si sono verificate diverse interazioni tra squali e surfisti. La presenza di squali nelle acque utilizzate per questo sport ha suscitato preoccupazione e richieste di maggiori misure di sicurezza nelle aree balneari in quanto è possibile che le persone possano essere scambiate per prede da sotto la superficie. Nelle acque dell’Oceano Atlantico invece, sono stati segnalati avvistamenti più frequenti di grandi squali bianchi. Noti per le loro dimensioni imponenti e la potenza della mandibola, ha suscitato timori tra i bagnanti e richieste di monitoraggio più attento nelle zone costiere. Sono stati condotti studi approfonditi in materia. Queste ricerche si sono concentrate sulla raccolta di dati sulle temperature dell’acqua, sull’ecologia e sul comportamento della popolazione nelle aree costiere. I risultati di queste analisi possono fornire informazioni preziose per adottare misure di gestione adeguate, come la creazione di aree di protezione o l’implementazione di protocolli di sicurezza per ridurre i potenziali rischi di incontri. La ricerca continua e la consapevolezza pubblica sarà cruciali per comprendere appieno questi fenomeni e sviluppare strategie di gestione sostenibili. È fondamentale considerare questi avvistamenti con cautela e prendere misure appropriate per garantire una coesistenza pacifica senza sollevare allarmismi inutili. Il vero pericolo tra uno squalo ed un essere umano di certo non è rappresentato dal predatore marino.


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