L’Obama Presidential Center biblioteca digitale e polo d’incontro
Il piano dell’Obama President Center a Chicago sta prendendo vita e aprirà il prossimo aprile. Un progetto ambizioso, un grande centro comunitario, motore per l’economia e la democrazia. Ha il suo nucleo principale nella biblioteca digitale, ma prevede anche la presenza di una struttura sportiva, un museo, un auditorium e un orto di frutta e verdura. La sede è stata scelta dall’ex Presidente americano Obama nel 2016 nella speranza di riunire la città di Chicago e di andare oltre le divisioni sociali e di vedute.
Il costo previsto inizialmente era pari a cinquecento milioni di dollari, ora ammonta a circa ottocentotrenta milioni di dollari. La sua costruzione però è al centro di un dibattito da parte soprattutto della comunità di Chicago: non solo per i costi, molto più alti di quelli preventivati, ma anche per l’approccio che le persone del posto e i politici locali stanno avendo nei confronti di questo monumento commemorativo di Obama.
L’assessore Jeanette Taylor ha dichiarato che nonostante il suo sostegno ad Obama, teme che gli affitti della zona interessata dalla costruzione possano aumentare e che le famiglie che prima potevano permettersi una casa, dopo l’apertura del centro presidenziale, possano essere costrette a cambiare quartiere o addirittura città.
Altri hanno commentato la struttura del centro, paragonando ad un pezzo di roccia atterrato nel paesaggio naturale del posto. Altri ancora lo considerano un edificio troppo grande, quasi una mostruosità. L’idea generale è poi quella che si sarebbe forse dovuto discutere prima della sua apertura mettendo sul tavolo della discussione anche la questione di possibili alloggi per i residenti a prezzi calmierati e nuove opportunità lavorative per i residenti.
Questa opera rientra nel sistema bibliotecario presidenziale degli Stati Uniti, composto da sedici biblioteche amministrate dall’Ufficio delle biblioteche presidenziali. Fa parte della National Archivies and Records Administration – Archivio Nazionale (NARA). All’ interno di questo sistema culturale vengono accuratamente conservati e messi a disposizione della comunità documenti, materiali di ogni tipo, collezioni, registri e quant’altro relativamente ai presidenti americani a partire da Herbert Hoover, trentunesimo capo dello Stato degli Stati Uniti.
Prima tutti gli effetti, i materiali e i documenti di una presidenza erano riconosciuti come proprietà privata del presidente in carica. Poi Franklin D. Roosevelt lasciò tutte le sue carte e i certificati per il pubblico all’interno di un suo edificio sito a New York che donò alla comunità. Da allora venne istituito il sistema bibliotecario presidenziale per la conservazione pubblica dei documenti.
Ciò vale per ogni presidente uscente e delle leggi disciplinano il momento in cui la documentazione archiviata può essere resa disponibile alla popolazione.
Ogni biblioteca oltre alla conservazione dei documenti o dei doni ricevuti dai vari presidenti, possiede mostre e musei e attività specifice per le comunità locali.
A fine mandato la National Archives and Records Administration- Nara- si occupa della conservazione di tutto il materiale finché non è possibile esporlo.
Per quanto riguarda la biblioteca di Obama ci si è chiesto se è lecito considerarla tale visto che per la maggior parte risulta composta da documenti digitali quali email, documenti word e fotografie. Ma non si può essere anacronistici, bisogna stare al passo con i tempi e sfruttare al meglio il materiale relativo alla presidenza Obama.
Per finire, una piccola annotazione. Renzo Piano era tra i sette architetti finalisti per la presentazione del progetto del centro presidenziale Obama. Alla fine ha vinto il disegno presentato da Tod Williams e Billie Tsien Architects (TWBTA) in collaborazione con Interactive Design Architects ( IDEA).
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