L’Occidente muore con Gaza
A Gaza la notte è stata privata delle stelle, e la polvere dei palazzi bruciati ha reso afona la voce innocente della vita. La striscia un cimitero privato della preghiera, Netanyahu bombarda, affama, annienta, ha scelto la distruzione di un popolo attraverso la brutalità della violenza di Stato, avendo superato il confine tra difesa e barbarie.
E mentre si consuma il genocidio, le cancellerie occidentali assistono al proprio funerale, celebrato nei due continenti bagnati dall’atlantico. L’orrore coperto dall’ignavia di parole vuote, i valori cementatisi dopo le atrocità della Seconda guerra mondiale, dispersi. In Cisgiordania, non assistiamo solo al trucidamento dei palestinesi ma al tramonto della politica occidentale, un tempo faro dei diritti umani, oggi dissoltisi come un castello di sabbia, il respiro vitale della nostra civiltà tradito, le radici valoriali del rispetto della vita, plasmate dalla fede nel credo universale, strappate. L’ONU da custode della pace a guscio vuoto travolto dalla tempesta, i suoi inutili proclami ne hanno sancito il fallimento.
L’agonia che consuma Gaza ha spalancato l’abisso morale delle sabbie mobili, di chi si credeva custode dei diritti della vita e della libertà. Il bagno di sangue imposto da Netanyahu con fame e sofferenze, non è solo un atto di guerra, ma una ferita che lacera la civiltà del diritto del precario ordine internazionale. Il terzo millennio con il genocidio dei palestinesi segna la fine della cultura sociale e politica fondata sull’uguaglianza del rispetto per la vita di ogni essere umano. Nella striscia lo sterminio di un popolo, ha denudato l’illusione che la civiltà americana ed europea resti incontaminata. Ahimè, il prezzo che pagheremo sarà alto, se non la fine di noi stessi.
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