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L’oligarca russo e l’”aiutino” dell’ex agente Fbi

di Martina Melli -

epa10457613 Charles McGonigal , a former counterintelligence chief for the Federal Bureau of Investigation, leaves a US federal courthouse after a hearing related to his recent arrest in New York, New York, USA, 09 February 2023. McGonigal has been by charged federal prosecutors for secretly working for a Russian oligarch and for taking money from a foreign service officer. EPA/JUSTIN LANE


Charles McGonigal, un ex agente dell’Fbi in pensione dal 2018, è stato condannato a 50 mesi di prigione e a una multa di 40.000 dollari per aver fornito informazioni a un oligarca russo e messo così in pericolo la sicurezza nazionale. L’ex agente speciale – responsabile della divisione di controspionaggio dell’Fbi a New York – era incaricato di indagare sugli oligarchi, sulla pubblicazione nel 2010 di cablogrammi classificati del Dipartimento di Stato da parte di Wikileaks e di dare la caccia a una sospetta spia cinese che lavorava come talpa nella Cia.

Prima della sentenza si è dichiarato colpevole esprimendo rammarico per le proprie azioni: “Oggi sono qui davanti a voi con un profondo senso di rimorso”. McGonigal è uno degli agenti dell’Fbi di più alto rango a essere mai stato accusato di un crimine. Secondo i pubblici ministeri lui e l’ex diplomatico russo Sergey Shestakov avrebbero lavorato per il miliardario e industriale russo Oleg Deripaska, sanzionato dagli Stati Uniti nel 2018 insieme a altri oligarchi e funzionari di Putin con l’accusa di “attività maligne in tutto il mondo”. McGonigal e Shestakov avrebbero aiutato Deripaska a ottenere la rimozione delle sanzioni, oltre che indagare per lui su Vladimir Potanin, un potente rivale.

Per inviare e ricevere i pagamenti i due uomini, insieme a un socio di Deripaska, avrebbero utilizzato società di comodo. I pubblici ministeri hanno affermato che McGonigal “ha abusato delle capacità e dell’influenza che il suo Paese gli aveva affidato lavorando segretamente per le stesse minacce da cui lo aveva precedentemente protetto” e lo hanno così condannato per cospirazione e riciclaggio di denaro. I suoi avvocati difensori hanno cercato di tamponare la situazione affermando che la caduta in disgrazia e la perdita del lavoro fossero già una punizione sufficiente. Come se non bastasse, l’ex agente si è dichiarato colpevole anche di aver nascosto 225.000 dollari in pagamenti a un ex ufficiale dell’Intelligence albanese, e per questo dovrà affrontare una seconda condanna a Washington Dc all’inizio del prossimo anno.


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