Politica

PRIMA PAGINA – Manteniamo alta l’attenzione. Intervista a Stefania Craxi

di Giuseppe Ariola -

MANTENIAMO ALTA L'ATTENZIONE


Mosca ha sottovalutato il pericolo terroristico per scarsa attenzione o è stata semplicemente incapace di correre ai ripari sebbene avvisata? La domanda è più che lecita e a porsela sono in tanti, perché, come è ben noto, l’allarme relativo al rischio attentati nella capitale russa era giunto al Cremlino ben due settimane prima del tragico attacco al Crocus City Hall, rivendicato dall’Isis, che è costato la vita ad almeno 137 persone. La data è quella dell’8 marzo, giorno in cui dalle ambasciate di diversi paesi occidentali, tra cui quelle italiana, americana e britannica, venivano diffusi alert di sicurezza attraverso i quali si invitavano i connazionali a evitare luoghi particolarmente affollati ed eventi “con grossa affluenza di pubblico”, come indicato anche dal sito della Farnesina. E se l’allarme lanciato dagli Usa era relativo alle successive 48 ore, quello partito dal ministero degli Esteri italiano, riferendosi invece alle “prossime settimane”, è risultato fatalmente quanto drammaticamente più puntuale. Tanto che i servizi di sicurezza russi sono adesso sommersi dalle critiche. Partendo da quanto accaduto a Mosca, facciamo un punto sul pericolo terrorismo in Europa con la senatrice Stefania Craxi, presidente della commissione Affari esteri e difesa di Palazzo Madama, soffermandoci anche sulle attività messe in piedi in Italia per contrastare il rischio terroristico.

Quanto è reale e ancora attuale il rischio Isis in Europa visto che la Farnesina aveva addirittura allertato sul pericolo attentati a Mosca?

Dobbiamo mantenere alta l’attenzione così come abbiamo fatto in questi anni, proseguire con le attività di prevenzione, il coordinamento tra i servizi di intelligence e tra apparati di sicurezza sulla base di protocolli che, anche grazie all’esperienze tragiche di questi anni, l’Unione ha saputo predisporre. I rischi, sia ben inteso ci sono sempre. Ci sono stati anche in questi anni in cui, solo mediaticamente, la minaccia jihadista sembrava sventata. Ma in questa fase le principali minacce giungono da due fronti. Primo, da ‘cani sciolti’, i più difficili da individuare. E poi, da una sorta di ‘effetto emulazione’, ossia da qualche gruppo radicale antagonista di ISIS-K voglioso di gesti eclatanti per riprendere centralità nel mondo del terrore.

La nostra intelligence si conferma tra le più valide e puntuali. Esistono allo stato altri scenari considerati particolarmente delicati o comunque da attenzionare?

La capacità di controllo dimostrata, testimoniata da continue operazioni che hanno sgominato varie cellule jihadiste nel nostro paese, è un dato di fatto. Oggi dobbiamo però raddoppiare gli sforzi, anche perché questi gruppi terroristi non hanno casa solo nell’area asiatica centrale e meridionale, ma si sono ben radicati nel continente africano, una realtà a noi prossima. Ciò comporta una maggiore attenzione, ad esempio, sui flussi migratori, sul controllo delle nostre frontiere, o meglio, le frontiere europee. L’approccio voluto con il Piano Mattei agevolerà il lavoro con le realtà africane anche in materia di contrasto al terrorismo.

Il ministro Tajani ha fatto riferimento ai recenti arresti avvenuti a L’Aquila. C’è oggi un rischio serio anche in Italia che invece negli anni per fortuna non è stata mai vittima di attacchi terroristici?

Nessun allarmismo. Certo non siamo immuni da minacce, ieri come oggi. Non lo è l’Europa come non lo sono altre realtà. Ma il livello di attenzione è massimo. Dobbiamo però anche provare a contestualizzare questo attacco in Russia, un Paese in conflitto, molto più debole al suo interno di quanto non si dica, che ha sottovalutato ogni allarme ricevuto. Inoltre, tra guerre cecene, posizione in Siria, in Afghanistan e per la sua manifesta volontà di mantenere saldo il controllo su alcune realtà post-sovietiche come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan, aree di interesse strategico per  questi gruppi che sognano un Califfato, Mosca era purtroppo un obiettivo naturale.


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