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Margot Robbie: “E non chiamatemi sex symbol”

di Nicola Santini -


Non chiamatela sex-symbol. Non perché a Margot Robbie dia fastidio. Ma perché l’attrice del momento, in questo genere di etichette, non è mai riuscita a riconoscersi.
E mentre cresce l’attesa per vederla protagonista assoluta del film Barbie, che uscirà il prossimo 20 luglio, la Robbie si gode il successo ottenuto vestendo i panni di Nellie LaRoy, aspirante attrice catapultata sulla ribalta da un giorno all’altro, nella pellicola Babylon, e si racconta a L’Identità.
Margot, continui a sostenere di non sentirti affatto una bomba sexy…
Ricevere un complimento legato alla propria bellezza, non credo abbia mai disturbato nessuno, Io, però, nella parola sex-symbol non sono mai riuscita a riconoscermi. Anche perché, non credo sia affatto così.
E che tipo di donna sei?
Sono una donna semplice, che fa il proprio mestiere con passione e che ce la mette tutta per lanciare messaggi positivi, senza mai fare la femme fatale. Ecco, in quest’ultima descrizione, mi ci riconosco molto di più.
Da cinque anni sei sposata con l’aiuto regista Tom Ackerley…
Il matrimonio è una delle cose più belle che potessero accadere nella mia vita. È impagabile quella sensazione di appartenere alla persona di cui si è innamorati.
Nel film di Quentin Tarantino, C’era una volta…Hollywood, interpreti il ruolo di un’attrice tanto amata quanto sfortunata: Sharon Tate…
Questo film, per la mia carriera, è stato importantissimo. Per me era davvero importante riuscire a rendere omaggio alla dolcezza di una donna intramontabile come Sharon Tate, che racchiudeva in sé la bellezza di una sognatrice. Quando mi è stato comunicato che l’avrei interpretata, ho cercato di documentarmi su tutto quello che potevo sulla breve vita di Sharon Tate. E allo stesso tempo, da attrice, ho provato a capire come poter rendere funzionale il personaggio all’interno della storia. Era importante, per me, riuscire a fare un buon lavoro, che arrivasse al pubblico nel migliore dei modi. Oltre a questo, naturalmente, mi sono impegnata al massimo, pur di mantenere alta la memoria di Sharon Tate, che ancora oggi continua a lasciare il segno nel cuore di molte persone.
Ci sono state delle polemiche sul fatto che, a detta di alcuni giornalisti, in questo film sembra tu abbia meno battute di quelle che avresti meritato…
Non ho mai valutato un film in base al numero delle battute che mi vengono proposte. In questo caso, poi, ritengo che lavorare con un regista come Quentin Tarantino abbia rappresentato, per me, un vero onore, oltre che una meravigliosa occasione di crescita professionale. Quentin è uno di quei registi che non lascia mai nulla al caso, seguendo passo dopo passo ogni aspetto di un progetto. Nel caso del mio personaggio, nello specifico, credo abbia fatto un lavoro eccellente, visto che l’ha resa la vera luce del film. Per tutte queste ragioni non posso fare altro che considerarmi una donna fortunata.
Nel corso della tua carriera hai avuto la possibilità di calarti nei panni di donne dalle diverse sfumature: la tua Harley Quinn ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo…
Harley è un personaggio fantastico. Specialmente in The Suicide Squad – Missione suicida, James (James Gunn, regista e sceneggiatore del film uscito nel 2021, ndr) ha stravolto tutto, ho prestato il mio volto ad una Harley decisamente diversa. La storia di questo personaggio è stata sempre legata a Joker o alla loro rottura. In quel film lei è single e più divertente, oltre ad essere coinvolta in nuovi flirt. Inoltre prende consapevolezza di essere un cardine fondamentale e fonte di energia per il suo gruppo.
E poi c’è il ruolo interpretato in I, Tonya, film che ti ha dato molte soddisfazioni…
È stata un’esperienza fantastica che ha comportato un lavoro dal punto di vista fisico, non indifferente. Per calarmi ancora di più nei panni di Tonya ho imparato anche a pattinare sul ghiaccio. Del resto un aspetto non indifferente del mestiere dell’attore è proprio questo: avere la possibilità di arricchirsi, imparando cose nuove.


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