Politica

Sul conflitto in Israele-Iran Meloni apre al dialogo con le opposizioni

di Lino Sasso -


Che le comunicazioni di Giorgia Meloni sul prossimo Consiglio Europeo del 26 e 27 giugno non sarebbero state una passeggiata era scontato, visto il clima caldo se respirava alla Camera già nella mattinata di ieri a causa degli ultimi risvolti del conflitto tra Israele e Iran che hanno visto l’intervento anche degli Usa. Che però, ancora una volta, anche le opposizioni si dividessero in modo netto non era preventivabile finché non sono state depositate tutte le mozioni. Ciascuno dei gruppi di minoranza ha presentato la propria, ma a far discutere è stata in particolare quella del Movimento 5 Stelle per un riferimento all’ipotesi di effettuare accordi con la Russia per l’approvvigionamento di gas. Un passaggio che ha fatto drizzare i capelli a tutti gli altri gruppi parlamentari, tanto di maggioranza che di opposizione, tra le cui file si è scatenata una vera e propria polemica contro i pentastellati.  Per quanto riguarda invece il nuovo conflitto apertosi in Medioriente, al di là del differente posizionamento politico sul governo di Israele e sul suo numero uno Benjamin Netanyahu, la principale preoccupazione che si è percepita nell’aula di Montecitorio era quella che il governo italiano, tanto più dopo le ultime mosse deli Stati Uniti, non mettesse a disposizione basi militari presenti sul nostro territorio per attacchi contro Teheran. Un punto rispetto al quale Giorgia Meloni, che ha aperto al dialogo con l’opposizione, ha chiarito che “l’Italia non è impegnata militarmente nel conflitto”, precisando però che, qualora Washington dovesse chiedere l’utilizzo delle basi Nato italiane, ci sarebbe “un passaggio parlamentare”. Una posizione che evidentemente accontenta solo in parte le richieste giunte dai banchi dell’opposizione alla quale la premier tiene a chiarire che non c’è alcuna subalternità del suo governo all’amministrazione americana guidata da Trump.

E a chi l’ha accusata di essersi autoproclamata “leader di una nazione che conta”, Giorgia Meloni ha replicato di esserlo e non per autoproclamazione, ma perché è l’Italia a essere un Paese che conta, insieme a tutte le sue istituzioni, dal Presidente del Consiglio a tutti i parlamentari che lo rappresentano. Nessuna subalternità, quindi, ma certamente un’unione di intenti sull’asse occidentale che va avanti dalla seconda guerra mondiale e che, per non vederci schiacciati dagli Usa necessità da un impegno forte dell’Ue atto a garantire la propria difesa. Nel frattempo, l’Iran attaccava le basi Usa in Iraq, Siria e Qatar.


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