Politica

Melillo: “Striano non può aver fatto tutto da solo”

di Redazione -

Il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, durante la cerimonia per il 25esimo anniversario del Gruppo operativo mobile della Polizia penitenziaria (Gom) nella scuola di formazione dell'amministrazione penitenziaria ''Giovanni Falcone'', Roma, 20 febbraio 2024. ANSA/ETTORE FERRARI


di LINO SASSO
L’eco dell’inchiesta di Perugia sulle ricerche illegali effettuate ufficiale di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura Nazionale Antimafia sfruttando le Sos (segnalazioni di operazioni sospette) si fa sempre più acuta. L’audizione presso la commissione parlamentare antimafia di Giovanni Melillo inizia a scoperchiare il vaso di Pandora, in attesa degli esiti dell’indagine giudiziaria in corso, e risponde a un primo fondamentale interrogativo che tutti si sono posti: il sottotenente della Guardia di Finanza ha fatto tutto da solo? Per Giovanni Melillo no, tanto che “elemento centrale dell’inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano”. Si conferma dunque l’esistenza di una rete torbida dietro le ricerche abusive oggetto di indagine da parte della Procura di Perugia, “una sorta di mercato delle informazioni riservate” e accessibili solamente attraverso software sofisticatissimi. Ma il concetto stesso di mercato presuppone uno scambio e, a sua volta, uno scambio prevede un rapporto tra più persone. Una di queste è ormai ben nota, ma resta cruciale comprendere chi siano gli altri protagonisti di questa vicenda la cui esistenza è di fatto confermata dalle parole del numero uno della Procura Nazionale Antimafia. “Chissà perché – commenta la Senatrice di Italia Viva Raffaella Paita – solo alcuni giornalisti e alcuni organi di stampa hanno avuto costantemente accesso a informazioni”.
Una questione che tiene banco da giorni nel dibattito politico, alimentato anche da polemiche circa le eventuali responsabilità di chi era deputato a vigilare sull’utilizzo degli strumenti informatici utilizzati per compiere i dossieraggi in questione. Melillo precisa che “va abbandonata l’idea che un attacco cibernetico interno sia spiegabile con dabbenaggine, incuria, superficialità. Ma sono attacchi che vanno considerati per quello che sono, ovvero fatti gravissimi” e pone, anzi, l’accento sull’assoluta “necessità di un innalzamento dei sistemi di prevenzione e resilienza dagli attacchi informatici”. Un processo già in corso presso la Dna dove “ciò che è avvenuto, oggi non sarebbe possibile o se ancora possibile, oggi non sfuggirebbe ai controlli”, senza contare che “molti di quei dati non erano esfiltrati dalla nostra banca dati ma da altre banche dati”.
Melillo conferma anche come “Sembra emergere quasi una convergenza degli accessi abusivi verso una determinata area politica che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo”, un altro dei temi che ha incendiato il dibattito e fatto sorgere il sospetto di trovarsi dinanzi a un attacco alle istituzioni o, quantomeno, al tentativo di interferire nei processi politici.
Non manca poi un appello alla coesione perché questi “sono temi che non consentono divisioni né misere speculazioni”. Richiesta, dal punto di vista politico, subito raccolta da Maurizio Lupi per il quale “Il procuratore Melillo fortunatamente non ha sminuito l’accaduto, ma ha dato importanza al lavoro dei magistrati. Spero che le indagini non si fermino. Se mai venissero insabbiate sarà compito della Commissione antimafia e del Parlamento continuare a fare luce su questo fatto. C’è in gioco la democrazia così come le nostre libertà: maggioranza e opposizione devono essere unite. Le ideologie devono essere messe da parte in nome della verità e del garantismo”.
A commentare l’audizione di ieri anche il leader della Lega Matteo Salvini che ringrazia il procuratore nazionale antimafia “che ha avuto parole di verità e coraggio”. “Quel che è certo – ha aggiunto – è che se ha ragione Melillo dovranno venire fuori i nomi dei mandanti che non sono a basso livello, ma di medio e alto livello”.
L’attesa adesso è concentrata sull’audizione di oggi presso la medesima commissione parlamentare del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. Certamente ci saranno altri interessanti sviluppi.


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