Mig russi violano lo spazio aereo estone per 12 minuti, ma Putin nega: F-35 italiani ancora in azione
L’articolo 4 del Trattato Nato prevede che un Paese membro possa chiedere un confronto con gli altri alleati quando ritiene minacciata la propria integrità territoriale o sicurezza
Cresce la tensione tra Russia e Nato dopo l’ennesima violazione dei cieli europei. Ieri mattina tre caccia russi MIG-31 hanno attraversato senza autorizzazione lo spazio aereo dell’Estonia, costringendo due F-35 italiani in missione di sorveglianza nel Baltico a decollare dalla base di Ämari per intercettarli appena 10 minuti dopo che è scattato l’allarme. L’episodio ha avuto un peso particolare: i jet di Mosca sono rimasti all’interno dei confini di un Paese dell’Alleanza atlantica per 12 minuti, un tempo considerato “un’audacia senza precedenti” dal governo estone che ha invocato l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato Nato, come già fatto dalla Polonia nei giorni scorsi. L’articolo 4 prevede che un Paese membro possa chiedere un confronto con gli altri alleati quando ritiene minacciata la propria integrità territoriale o sicurezza.
La risposta della Nato e dell’Unione europea
Dopo la segnalazione dei radar, i due caccia italiani F-35 in modalità “QRA” (quick reaction alert) hanno effettuato un doppio scramble, costringendo i MIG russi ad abbandonare lo spazio aereo estone. Per Bruxelles, si tratta di una provocazione grave. “Risponderemo alle provocazioni”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel giorno in cui l’Ue ha approvato il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, centrato in particolare sul settore del gas. Il portavoce della Nato ha definito l’incidente “un ulteriore esempio del comportamento sconsiderato della Russia e della capacità di risposta alleata”.
Le reazioni
Durissima la premier estone Kaja Kallas, secondo cui Mosca sta verificando i limiti della reazione occidentale: “La Russia sta testando fino a dove può arrivare”. Anche la Polonia ha denunciato un episodio parallelo: due caccia russi hanno violato la zona di sicurezza della piattaforma energetica Petrobaltic nel Mar Baltico, effettuando un sorvolo a bassa quota. Varsavia, inoltre, nelle ultime settimane è stata costretta ad abbattere o neutralizzare una ventina di droni russi entrati nei propri confini, segnale di una crescente pressione militare sul fianco orientale della Nato.
Mosca nega: “Nessuna violazione dei confini”
Il ministero della Difesa russo ha respinto le accuse, parlando di un “volo programmato” dalla Carelia a Kaliningrad, effettuato “nel rispetto delle norme internazionali”. Secondo Mosca, i jet non avrebbero mai sconfinato nello spazio aereo estone e sarebbero rimasti “sulle acque neutrali del Mar Baltico”.
Operazione “Sentinella Est”
Per fronteggiare l’aumento delle provocazioni, la Nato ha avviato l’operazione Sentinella Est, un rafforzamento del pattugliamento aereo nella regione baltica. Oltre all’Italia, hanno già offerto il loro contributo Francia, Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Spagna. Madrid, in particolare, ha annunciato l’invio di tre Eurofighter, un sistema radar avanzato e un aereo da trasporto A400. Da Kiev, il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha avvertito che “la Russia, finché non otterrà una risposta davvero forte, diventerà solo più arrogante e aggressiva”. Sulla stessa linea l’intelligence britannica: il direttore uscente dell’MI6, Richard Moore, ha dichiarato che “non ci sono prove che Putin voglia una pace negoziata”. Secondo Moore, il Cremlino intende “imporre la sua volontà imperiale con tutti i mezzi a disposizione”.
Un’escalation preoccupante
Negli ultimi quindici giorni si sono registrati tre episodi di violazione dello spazio aereo europeo da parte di Mosca: oltre all’Estonia, anche Romania e Polonia sono state coinvolte. Questi incidenti confermano un’accelerazione delle manovre russe sul fronte orientale e alimentano i timori di un possibile incidente diplomatico o militare di più ampia portata. L’incursione dei tre MIG russi nei cieli estoni rappresenta un ulteriore banco di prova per la Nato e per l’Unione europea, chiamate a garantire la sicurezza dei propri confini e a rispondere con fermezza alle provocazioni del Cremlino. Se da un lato Mosca continua a negare ogni violazione, dall’altro cresce la pressione sugli alleati: Tallinn e Varsavia chiedono una risposta unitaria e decisa, mentre Bruxelles accelera sulle sanzioni. L’appuntamento cruciale sarà la riunione informale del Consiglio di Copenaghen del primo ottobre, dove si discuterà di una reazione collettiva dell’Alleanza. Per ora, il segnale è chiaro: l’Europa orientale resta il fronte più caldo della tensione tra Russia e Nato.
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