L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

Milano Cortina 2026, grande show con Mariah Carey tra immagine globale e responsabilità pubblica

di Laura Tecce -


I grandi eventi sportivi rappresentano una straordinaria opportunità di legacy, di costruzione dell’immagine e del brand Paese, oltre che di indotto economico e attrattività internazionale. Le Olimpiadi, le cerimonie, le grandi produzioni mediatiche sono strumenti potenti di racconto e posizionamento globale: Milano Cortina 2026, per l’Italia, è una vetrina senza precedenti.

Proprio per questo, però, ogni scelta che riguarda l’evento non è mai neutra. È una scelta politica, culturale e simbolica e la politica sportiva è chiamata a una responsabilità ulteriore: fare in modo che lo spettacolo non resti fine a sé stesso e che la legacy non si esaurisca nel perimetro dell’evento. Come ha ricordato il presidente del CONI Luciano Bonfiglio, “lo sport è una parte fondamentale del nostro Paese” e dunque “deve essere vissuto come un partner per il governo”. Ben vengano, in questa ottica, le enormi risorse destinate all’immagine internazionale.

Ma ciò che crea valore reale, cittadinanza attiva e coesione sociale è l’investimento sullo sport di base. E I numeri parlano chiaro: in Italia circa 21,5 milioni di persone praticano sport, ma meno del 30% lo fa in modo continuativo. Allo stesso tempo quasi sei scuole su dieci non dispongono di una palestra, la pratica sportiva resta condizionata dal territorio, dal reddito e dalle opportunità. È qui, nel quotidiano e non solo nell’eccezionalità, che si gioca la vera partita della politica pubblica: trasformare l’evento in pratica diffusa, l’emozione in abitudine, lo straordinario in sistema. E invece il racconto continua a spostarsi altrove.

Milano Cortina 2026, la cerimonia di apertura

La scelta di affidare la cerimonia di apertura dei Giochi invernali del 6 febbraio 2026, allo stadio San Siro, a Mariah Carey è l’emblema di una visione che privilegia lo show rispetto alla sostanza. Una star globale, certo, capace di garantire attenzione mediatica e titoli internazionali. Ma anche una decisione che impone una riflessione inevitabile: per un’artista di questo livello si parla verosimilmente di cachet a sette zeri, considerando produzione, diritti, logistica e immagine.

Risorse che rientrano nel perimetro di una Fondazione che opera anche grazie a contributi pubblici: è su questo punto che la scelta diventa politica. Il confronto con Dua Lipa è inevitabile, la cantante è stata protagonista di uno spot legato ai Giochi, ma pagata da un soggetto privato, l’emittente televisiva americana NBC, titolare dei diritti. In quel caso il mercato ha fatto il suo lavoro: investimento privato, obiettivo commerciale e di marketing. Nel caso di Mariah Carey, invece, lo show entra nella sfera pubblica o para-pubblica e con esso entra il tema delle priorità. Nessuno mette in discussione il valore dello spettacolo.

Ma quando lo sport di base fatica ancora a reggersi, quando mancano palestre, impianti e risorse per la pratica quotidiana, è legittimo chiedersi se la stessa ambizione economica e simbolica venga applicata anche a ciò che non va in mondovisione. Va riconosciuto che il governo, attraverso il Ministero per lo Sport e i Giovani e Sport e Salute, ha avviato investimenti importanti sul territorio. È un cambio di passo reale. Ma la distanza tra l’enfasi sul grande evento e la fragilità strutturale della base resta evidente. La vera legacy di Milano Cortina non si misurerà da un palco, ma da quante persone potranno praticare sport ogni giorno. Senza questo equilibrio, il rischio è che resti solo l’applauso: forte, globale, costoso. Ma effimero.


Torna alle notizie in home