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Milano Cortina 2026: la credibilità delle Olimpiadi si gioca anche contro il doping

di Laura Tecce -

epa11874045 Lara Gut Behrami of Switzerland in action during the Women's Downhill training at the FIS Alpine Skiing World Championships in Saalbach Hinterglemm, Austria, 04 February 2025. EPA/ANNA SZILAGYI


La credibilità come fondamento dei Giochi

C’è un dato che spesso dimentichiamo quando parliamo di Olimpiadi: la credibilità non si costruisce soltanto sul medagliere, ma anche sulla fiducia. E la fiducia non si improvvisa, si costruisce. Per questo, una delle sfide più importanti di Milano Cortina 2026 si gioca anche lontano dai riflettori: nel terreno silenzioso della lotta al doping. Oggi più che mai, organizzare un grande evento sportivo non può prescindere dalla capacità di garantire uno sport pulito, trasparente, credibile agli occhi di un pubblico sempre più informato ed esigente.

Il programma pre-Games e il cambio di paradigma

In questa prospettiva, il programma “pre-Games” lanciato dall’International Testing Agency in vista dei Giochi invernali rappresenta molto più di un rafforzamento dei controlli antidoping: è una dichiarazione di intenti, una scelta ben precisa di non subire la realtà, ma di anticiparla. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: non aspettare le competizioni per intervenire ma creare un ecosistema globale di prevenzione, fatto di controlli omogenei fra Paesi, strategie comuni e un monitoraggio costante degli atleti prima del loro arrivo ai Giochi.

Il programma pre-Games e il cambio di paradigma

È un cambio di paradigma politico e culturale; perché la lotta al doping non è solo una questione tecnica, è un messaggio. Significa affermare che lo sport non può essere lasciato alla deriva delle differenze normative, degli squilibri tra federazioni, delle disparità economiche che ancora oggi creano, di fatto, atleti di serie A e di serie B anche nella tutela della loro salute e dei loro diritti. Il punto è proprio questo: lo sport “pulito” non è solo un dovere, è un diritto. Un diritto degli atleti che competono rispettando le regole, un diritto degli spettatori che chiedono verità, un diritto delle istituzioni che investono nello sport come strumento di crescita sociale e civile.

Milano Cortina come test per il sistema Paese

Milano Cortina non è solo un evento sportivo: è una vetrina internazionale, un banco di prova per il Paese, un’occasione per dimostrare che il nostro sistema sportivo può essere moderno, rigoroso e al passo con gli standard globali. Ma è anche un test politico: riusciremo a garantire realmente un modello di integrità che vada oltre le Olimpiadi e lasci un’eredità duratura? Perché il rischio c’è, ed è evidente: concentrarsi esclusivamente sull’evento, dimenticando che la politica antidoping deve essere una struttura permanente, non un progetto temporaneo.

Un’eredità culturale oltre i Giochi

Serve che federazioni, istituzioni e organismi di controllo lavorino insieme, senza zone d’ombra, senza eccezioni, senza protezioni. Milano Cortina può essere l’occasione per ridefinire la nostra idea di sport pubblico. Non più solo performance e spettacolo, ma una cultura della responsabilità che parte dall’alto e scende fino alle società di base. Un sistema che non persegua il doping solo per reprimere, ma per educare, prevenire, accompagnare gli atleti in un percorso sano e sostenibile. In un momento storico in cui la fiducia nello sport è un valore fragile ma necessario, la battaglia contro il doping è la priorità che può restituire allo sport la sua essenza più autentica: la capacità di essere competizione, sì, ma anche verità. Milano Cortina 2026 può e deve essere il punto di svolta.

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