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Attualità

Moda e inclusività. Nuovi standard e narrative a passo con il body positivity

di Priscilla Rucco -


L’industria della moda sta vivendo una delle sue rivoluzioni più profonde. Non si parla più soltanto di taglie, silhouette o tendenze stagionali: oggi il focus si sposta su termini come inclusività, diversità e sostenibilità, pilastri che stanno ridefinendo l’estetica e l’etica di ogni settore. Brand, stilisti e creativi si interrogano sul ruolo della moda nel raccontare identità reali che possano appartenere a chiunque, non più filtrate da modelli rigidi e irraggiungibili (per taglia e costi). Il corpo cambia, il genere e l’espressione personale assumono carattere e non sono più semplici elementi da incasellare, ma ingredienti essenziali delle nuove narrative visive e comunicative. La rappresentazione dei tempi e delle necessità che si modificano e si esprimono anche attraverso i nuovi materiali utilizzati, spesso riciclati.

Body positivity e rappresentazione di sé

Le campagne pubblicitarie e le passerelle offrono ormai un panorama di corpi molto più variegato rispetto al passato. Modelle curvy, persone con disabilità, pelli mature, identità non binarie e una pluralità di tonalità e forme animano shooting, collezioni e sfilate. Questa trasformazione non è solo estetica: ha un valore culturale enorme. Mostrare la diversità contribuisce a spezzare stereotipi radicati e a promuovere un messaggio di accettazione e autostima. Sono gli abiti che si devono adattare al corpo, non il fisico a taglie da sfilata. La moda non è più uno spazio esclusivo, riservato a pochi corpi “ideali”: oggi si propone come un luogo dove ogni persona può riconoscersi e sentirsi rappresentato. Non sono gli abiti a identificarci, ma siamo noi a fare la moda, con le nostre storie ed il nostro essere.

Diversità + sostenibilità: la moda che cambia

Accanto al tema della rappresentazione cresce in modo significativo la sensibilità – per necessità/volontà od obbligo – verso la sostenibilità. Tessuti ecologici, materiali riciclati, riduzione minima degli sprechi, trasparenza nelle filiere e attenzione ai diritti dei lavoratori diventano aspetti centrali delle strategie dei brand più innovativi. Inclusività e sostenibilità procedono insieme: una moda davvero etica non può, infatti, limitarsi a mostrare diversità, ma deve integrarle anche nella propria pratica produttiva, rispettando persone e ambiente rifiutando categoricamente l’uso di pellicce vere, nel rispetto della vita degli animali. È una nuova idea di lusso, più consapevole, etico e responsabile. Forse, non sempre accessibile economicamente a tutti; l’economia deve pur sempre portare i propri frutti.

L’evoluzione

Il cambiamento della moda non rimane confinato alle passerelle: si riflette sui social, sugli influencer, sui consumatori e sulla percezione collettiva del bello. Brand e creator che abbracciano l’inclusività contribuiscono a costruire un immaginario più ampio e meno discriminante. La moda diventa così uno strumento di “empowerment”, soprattutto per le categorie tradizionalmente marginalizzate; siamo noi a scegliere. Attraverso immagini, parole e scelte stilistiche può educare, sensibilizzare e creare nuove possibilità di identificazione, trasformando il modo in cui la società guarda ai corpi e alle diversità che si specchiano in nuove immagini e identità.

Le prospettive future?

Il futuro della moda appare sempre più orientato verso autenticità e responsabilità. La sfida, ora, sarà rendere strutturali questi progressi, evitando che l’inclusività diventi solo una strategia di marketing o un trend passeggero. Consumatori, attivisti e osservatori del settore chiedono coerenza e continuità. In un mondo in cui il pubblico riconosce e premia la trasparenza, l’inclusione non può più ridursi a rappresentare uno sterile optional: è un criterio imprescindibile per chi vuole innovare e dialogare con la società contemporanea.


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