Avanzi

Nazionale, il post Spalletti che non sarà un post Gravina

Nessun commento negativo sul presidente Figc, verrà un tecnico che non invertirà la rotta di un calcio malato ma miliardario

di Angelo Vitale -

Gabriele Gravina


C’ è il no di Claudio Ranieri che sceglie la Roma invece della guida della Nazionale azzurra ed è già inseguito da allusioni alla figuraccia fatta per aver in qualche modo confidato di dire sì all’Italia che “chiamò”, scegliendo alla fine di non coronare il sogno di una vita. Il tecnico del Testaccio ha scelto di rimanere alla corte dei Friedkin che pure non hanno proprio una fedina immacolata riguardo ad una sempre altalenante gestione dei rapporti con i tifosi giallorossi, volendo guardare solo a questo profilo della loro storia personale. E si staglia all’orizzonte, con il piano B nelle mani di Stefano Pioli – o in tutti i piani C, D ed altro ancora che potranno venire – un post Spalletti che non sarà quello auspicato dai più attenti osservatori e commentatori o dalla fame di risultati dei tifosi azzurri. Verrà un tecnico che alzerà le spalle come le ha alzate Luciano Spalletti, con nessun possibile protagonismo per dare una svolta ad un calcio nazionale dove in Serie A c’è il 70 per cento di calciatori stranieri. Verrà un tecnico che si assumerà le sue responsabilità con l’occhio al conto in banca come ce l’hanno tutti i calciatori, salvo esprimere contrizione davanti alle telecamere se qualcosa continuerà ad andare storto.

Nazionale, cosa si è detto in Rai dopo Italia-Moldova

Significativi, e pure singolari, i commenti fatti in Rai ieri sera al termine di una faticata Italia-Moldova. Sul filo della ricerca estrema di un equilibrio che sembra non dover scontentare la stanza dei bottoni di turno quelli degli interni Alberto Rimedio e Alessandro Antinelli. Più acuti e ficcanti quelli di Andrea Stramaccioni e Lele Adani, non a caso due “esterni” Rai che non le hanno mai mandate a dire. Sia Stramaccioni che Adani hanno toccato più di un nervo scoperto di quello che è ormai un carrozzone miliardario. Calciatori che non sentono l’orgoglio e la responsabilità di vestire la maglia azzurra – sarà per questo che Diego Coppola che debuttò in Norvegia-Italia è stato il migliore di una squadra moscia che non ha mai tirato in porta? – e squadre di club di A che quasi covano il recondito desiderio di non vedere impegnati nella nazionale i loro “gioielli” milionari, già stressati da partite a ripetizione nel campionato nazionale e nei tornei europei. Sono questi i risultati di questo baraccone gonfiato da milionari diritti tv, piegato nel prossimo calendario di Serie A ad un indegno spezzatino pur di tenere l’occhio perfino al business dei diritti tv di Milano-Cortina.

Nazionale: il post Spalletti che non sarà un post Gravina

Gabriele Gravina, presidente della Figc, è attualmente un intoccabile. Non ricordiamo di aver letto commenti negativi post Norvegia-Italia che lo abbiano sfiorato. La furbata di esonerare subito Luciano Spalletti dopo Oslo è la ciliegina sulla torta di una attentissima carriera partita a Castel di Sangro, che qualcuno racconta addirittura definendolo banchiere solo perché è stato per due anni nel CdA di una Cassa di Risparmio. Un presidente con buonissimi rapporti nella politica – si dice -, nel Pd e nei 5Stelle, tanto da essere stato “nominato” per candidature elettorali che accortamente ha rifiutato. Un presidente – scrivevamo prima del forziere dei diritti tv – che è tuttora indagato per una storia intricata di autoriciclaggio legata ai diritti tv della Serie C quando ne era a capo nel 2018. Un presidente rieletto con una percentuale di voti che forse nemmeno Putin raccoglie in Russia, pure un imprevedibile come Claudio Lotito se ne è dovuto fare una ragione. Un presidente che non ha sentito il dovere di dimettersi dopo Oslo, nemmeno per finta. E che pensa a tutte le sue poltrone anche stavolta. Quelle sugli spalti degli stadi italiani possono pure rimanere vuote, ci pensano i diritti tv ad alimentare il carrozzone miliardario del calcio italiano.


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