Cronaca

Rientrata la rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, reparti devastati. La denuncia: “Situazione esplosiva ovunque in Italia, serve una svolta”

di Angelo Vitale -

L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, 13 giugno 2020. Un rivolta dei detenuti, sarebbe in atto nell'istituto di pena che in questi giorni è al centro di polemiche riguardanti un'inchiesta su presunti pestaggi che sarebbero avvenuti lo scorso 6 aprile. Secondo quanto si apprende da fonti sindacali la rivolta è scoppiata nel reparto Danubio. Ieri, nell'infermeria dell'istituto sei agenti sono stati aggrediti da detenuti extracomunitari. ANSA / CESARE ABBATE


Rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, un pomeriggio di tensione nella struttura divenuta da anni il simbolo di una situazione che può diventare ogni giorno senza controllo.

“Gravissimi disordini, con detenuti che avrebbero asserragliato alcune sezioni detentive dopo averle vandalizzate e, sembrerebbe, aver temporaneamente trattenuto un paio di operatori del Corpo di polizia penitenziaria, sarebbero in corso presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, già teatro in passato di gravissime vicende di cronaca. I disordini, stando alle ancora disarticolate notizie che pervengono, sarebbero da qualificare come vera e propria rivolta e interesserebbero l’intero reparto Volturno con circa 250 detenuti presenti”. A commentare la notizia, Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPA Polizia Penitenziaria.

“Nostro malgrado – prosegue De Fazio – , la situazione nelle carceri del Paese continua a essere esplosiva e si sta puntualmente verificando quanto avevamo ampiamente previsto e ripetutamente denunciato, con disordini collettivi che minano alle fondamenta, oltre che l’ordine e la sicurezza penitenziaria, lo stesso senso dell’istituzione carceraria e della finalità della pena secondo le prescrizioni dell’articolo 27 della Carta. Proprio mentre la premier, Giorgia Meloni, rispondeva alla conferenza stampa senza dare, in verità, grosse indicazioni sul carcere (dire che il sovraffollamento si risolve aumentando la capienza delle carceri è un po’ come ribadire la morte di La Palice) o fornendole in modo fuorviante (il saldo fra agenti di Polizia penitenziaria che cessano dal servizio e quelli che vengono assunti è sempre in negativo), a Santa Maria Capua Vetere si combatteva quasi come in luoghi di guerra”, aggiunge De Fazio.

“In questi minuti la Polizia penitenziaria starebbe intervenendo per ripristinare l’ordine, anche con unità libere dal servizio e appositamente richiamate, e sul posto starebbero accorrendo varie autorità. Nella speranza, per quanto abbastanza utopistica, che alla fine di tutto i danni siano solo materiali, ribadiamo che non bastano le parole e i buoni propositi. Bisogna passare ai provvedimenti concreti. Servono subito un decreto carceri che affronti l’emergenza deflazionando la densità detentiva e rinforzando tangibilmente gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di oltre 18mila unità, e un progetto di riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, con anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Lo ribadiamo, il resto rischia di essere solo un palliativo, se non addirittura un placebo”, conclude De Fazio.

AGGIORNAMENTO

“Apprendiamo che, grazie alla professionalità e all’inventiva del Reparto del Corpo di polizia penitenziaria e al tempestivo intervento del magistrato di sorveglianza, sono rientrati, dopo alcune ore, i gravissimi disordini di oggi pomeriggio presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere”. Lo fa sapere la stessa UilPA: “La protesta dei detenuti pare sia originata dalla mancata concessione, a uno di loro, di un permesso per la partecipazione al funerale di un congiunto vittima di omicidio nel Casertano”. “Per fortuna – fa sapere De Fazio -, stando alle notizie al momento di nostra conoscenza, non si sarebbero registrati gravi danni alle persone, mentre vi sarebbero nel carcere intere sezioni detentive devastate tanto da esserne in dubbio la stessa abitabilità. Questa volta possiamo dire che è finita bene, ma temiamo che non potrà essere sempre così. Il Governo e il Parlamento intervengano, prima che sia troppo tardi”.

Le parole di Mirko Manna, responsabile del coordinamento nazionale della polizia penitenziaria per la Cgil, si aggiungono a quelle di De Fazio per dettagliare l’accaduto, inquadrandolo in una situazione che è “esplosiva” da tempo, a Santa Maria Capua Vetere e nelle altre carceri: “La protesta – racconta – è nata a cavallo tra il turno della mattina e quello pomeridiano, quando il numero degli agenti impegnati a Santa Maria diminuisce di quasi due terzi, da 150 a 50 circa. Ciò ha richiesto che gli agenti in servizio rimanessero lì impegnati per sedare quella che poteva diventare una rivolta dagli esiti più drammatici”.

“Per quanto ne abbiamo appreso – aggiunge – il tutto è nato dall’episodio del diniego di cui avete già appreso, un fatto che in una situazione normale poteva essere gestito in maniera e con esiti diversi. Invece, nel reparto Volturno sono affluiti anche detenuti da altri reparti. Nella fase iniziale e concitata della protesta, effettivamente alcuni agenti, tre o quattro, sono rimasti trattenuti nell’area del carcere ove la scintilla era scoppiata, poi ritornati in piena operatività solo dopo l’intervento del magistrato di sorveglianza. Confermo anche che, per quanto risulta a noi, i reparti sono stati oggetto di devastazione. Ora tutti i detenuti sono rientrati in cella, ma il fatto è che a Santa Maria sono oggi più di 900, su 818 posti disponibili. Una circostanza che è frequente, a Santa Maria come altrove. La si contrasta, in qualche modo, con quella che viene definita “vigilanza dinamica”, lasciando liberi i detenuti per più ore, ristretti poi in celle sovraffollate solo durante la pausa notturna”.

E’ questa, la “situazione esplosiva” di ogni carcere: “Il Garante dei detenuti Palma parla di un sovraffollamento di circa 9mila detenuti in Italia. Nel carcere di Taranto sono 900, su 500 posti disponibili. E proprio a Taranto i detenuti al loro primo ingresso in carcere, con l’ausilio del proprio avvocato, inoltrano automaticamente una richiesta di risarcimento economico per “ingiusta detenzione”, contro i principi della Convenzione sui Diritti dell’Uomo”. Una rivelazione che appare scandalosa: “Non conosciamo ancora le cifre di quanto costi ciò ad uno Stato che finora costruisce solo padiglioni senza prevedere altro. Dal prossimo mese, grazie al pressing dei sindacati, riusciremo ad avere, come da impegno di Massimo Parisi, dg del Personale al Dap di Roma, più trasparenza su queste ed altre notizie, a partire dall’emblematico conteggio di un costo che potrebbe essere evitato con politiche carcerarie diverse. Le dichiarazioni odierne della premier Giorgia Meloni non mi sembra possano far prevedere qualcosa di diverso da ciò che – oggi a Santa Maria Capua Vetere, domani altrove – continua ad accadere”.




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