Editoriale

Overtourism in città e spiagge vuote: sembra un paradosso ma non lo è

di Laura Tecce -

Sdraio e ombrelloni chiusi allo stabilimento Belsito di Ostia che aderisce allo sciopero dei balneari, Roma, 9 agosto 2024. ANSA/CLAUDIO PERI


Agosto, Italia. Da una parte città d’arte straripanti di turisti, dall’altra, stabilimenti balneari semi deserti. Sembra un paradosso ma non lo è. È l’overtourism, bellezza. Il “mordi e fuggi” impera ovunque: si arriva, si fotografa e si riparte. I centri storici si trasformano in scenografie usa e getta, congestionati da trolley e case vacanze prenotate per una notte. O anche no: il tempo di trovare uno scorcio di monumento instagrammabile, un panino e via. Bye bye. Stesso copione sulle (poche) spiagge libere prese d’assalto: si sta mezza giornata, si pianta l’ombrellone e si tira fuori il riso freddo portato da casa. Le ragioni? Lettini a 80 euro al giorno, caffè a 5 euro, alberghi a costi proibitivi. Di abbassare i prezzi però non se ne parla, a detta degli gli operatori metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle imprese… Il risultato? Caos dove non c’è spazio, turismo veloce che consuma senza restituire, che svuota le città di residenti e riempie strade e spiagge di rifiuti. Stiamo barattando la qualità con la quantità, la cultura con la fretta, la tutela del nostro patrimonio artistico con l’incasso facile.


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