Politica

Pacifisti, intellettuali ed ecologisti scendono in piazza contro il governo, Cremaschi: “La vera sinistra è in piazza”

di Edoardo Sirignano -

GIORGIO CREMASCHI POLITICO


di EDOARDO SIRIGNANO

Contro il governo Meloni. È il nome della manifestazione prevista nel pomeriggio nella capitale. Nel corteo, che partirà alle ore 14,20 da Piazza della Repubblica, si ritroveranno l’Unione di Sindacale di Base, i partiti della sinistra radicale, gli intellettuali, le associazioni che si oppongono all’autonomia differenziata e ovviamente tutte le forze contrarie all’invio di armi. A spiegare il perché di tale iniziativa è Giorgio Cremaschi, tra i fondatori di Potere al Popolo e già presidente del Comitato Centrale della Fiom.

Quale il messaggio che intendete lanciare?

Quell’Italia sociale, pacifista e antagonista scende in piazza per dire no a tutta la politica del governo. A differenza della polemica sterile che vediamo tra i banchi del Parlamento, non vogliamo protestare contro questo o quel pezzo della linea di maggioranza. Nonostante ciò, quest’evento, che mobiliterà tantissime persone, è stato completamente censurato dai mass-media.

Perché?

Non rientra negli schemi della finta opposizione di Schlein o di quella un po’ vera e un po’ surreale della Cgil e del palazzo in generale. Fanno finta tutti di essere diversi, ma poi quando si tratta di inviare armi non c’è alcuna differenza.

Avete, quindi, un modello di riferimento?

Noi vogliamo essere un’opposizione vera, proprio come quella che in Francia contesta Macron. Stiamo parlando di una realtà censurata dal sistema. Se l’alternativa è l’ambiguo Pd, che predica bene e razzola male, la gente preferisce il governo. Ecco perché vogliono oscurarci. Detto ciò, fuori dal teatrino della politica, diremo la nostra.

Quella odierna sarà un’iniziativa isolata?

Assolutamente no! È solo la prima manifestazione. Ce ne saranno altre. L’importante è che si tenga lontano da queste iniziative chi pensa di manifestare contro la guerra insieme alla Nato.

Un partito che ha sempre votato no agli armamenti è il M5S di Giuseppe Conte. Lo avete invitato?

Abbiamo ricevuto l’adesione al corteo della vice-presidente del Senato Mariolina Castellone che, insieme a Moni Ovadia, Donatella Di Cesare e altri intellettuali del fronte pacifista, sfilerà contro ogni conflitto. L’adesione ufficiale del Movimento non l’abbiamo ancora ricevuta.
Se venisse l’ex premier, come vi comportereste nei suoi confronti?
Se venisse il Movimento, sarebbe ben accolto. Respingiamo solo chi ha una doppia faccia. La Schlein, ad esempio, non la vogliamo perché a favore degli armamenti. È dall’altra parte. Non è opposizione, ma diversamente governo.

Come creare un’alternativa a Meloni, senza il principale soggetto politico della maggioranza?

È un problema enorme del Paese, della nostra democrazia. Bisogna rompere una gabbia politico-informativa. Pur essendo la maggioranza degli italiani contraria alle armi, al Parlamento non importa. Va avanti come se fosse il contrario. Medesimo ragionamento vale per il salario minimo. L’ottanta per cento dei nostri concittadini, a differenza della politica, sarebbe favorevole. Se dovessimo discutere tra spendere i soldi per la sanità o finanziare le imprese, già sappiamo chi vince. La salute non dovrebbe avere avversari. Si preferisce, però, un regime che ha abolito la partecipazione. Può essere parte attiva solo chi è interessato allo schieramento e non chi è libero e intende far passare delle idee giuste. Siamo di fronte a un sistema che esclude i temi che non le fanno comodo.

Ci faccia qualche esempio…

I giovani di Ultima Generazione per far parlare di un argomento, da cui dipende il nostro futuro, devono imbrattare i muri. Se domani facciamo una normale e pacifica manifestazione, purtroppo, non se la filerà nessuno. Basta, invece, rompere una vetrina e qualcuno parla di te.

Al centro del dibattito la questione del Mes. Che idea si è fatto?

Siamo di fronte all’ennesima sceneggiata. Il mainstream chiede di firmarlo, senza spiegare che è la codificazione dei memorandum che hanno distrutto la Grecia. Stiamo parlando di prestiti in cambio di privatizzazione, austerità e distruzione dello Stato sociale.

Tutti i governi europei sono favorevoli…

Come tutti fanno la guerra. È l’ennesimo atto della commedia. La destra liberale di Schlein guida l’approvazione del Mes, mentre quella reazionaria e fascistoide di Meloni prima dirà di essere contro e poi alla fine lo accetterà, come ha già fatto con tutto il resto. La critica, in questo caso, non è ammessa. Questa posizione è stata espulsa da tempo. Compito della politica è cancellare ogni dubbio. Chi non si vuole far ingannare, quindi, scende in piazza per la libertà, quella vera e la democrazia.

Grillo, intanto, ha ricevuto non poche critiche solo per aver usato la parola passamontagna…

Grillo è stato protagonista di una furbata. Ha tirato il sasso contro la vetrina. La manifestazione dei 5 Stelle se fosse stata tranquilla, non se la filava nessuno. Nessuno ha, infatti, parlato del perché dell’iniziativa. Il comico d’assalto, quindi, ha usato il suo linguaggio, che però non ha nulla a che vedere col terrorismo. Sono solo battute. Detto ciò, non sono d’accordo con Beppe quando esorta chi ha perso il reddito di cittadinanza a lavorare gratis per protesta.

Quell’occasione è passata alla ribalta anche per l’abbraccio tra Schlein e Conte. Ci sarà ancora una coalizione?

Schlein è disposta a dire no alla guerra per unirsi a Conte e quest’ultimo è disposto a rinunciare al no alle armi per stare insieme alla segretaria del Pd? Questo è l’interrogativo a cui dovrebbero rispondere entrambi. Per noi la guerra è la prima discriminante in politica. Ecco perché Elly ci sembra più vicina alla maggioranza che alla sinistra.


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