Economia

Petrolio, l’Opec verso il sì all’aumento della produzione

Domani i Paesi esportatori potrebbero decidere la sospensione della Russia

di Alessio Gallicola -

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Alcuni membri dell’Opec stanno esplorando l’idea di sospendere la partecipazione della Russia a un accordo sull’aumento della produzione di petrolio, poiché le sanzioni occidentali e il recente embargo approvato dall’Ue iniziano a minare la capacità di Mosca di pompare maggiori quantità. Esentare Mosca dai suoi obiettivi di produzione aprirebbe potenzialmente la strada all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e ad altri produttori dell’organizzazione dei Paesi esportatori per estrarre molto più greggio, cosa che gli Stati Uniti e l’Ue hanno richiesto a gran voce dopo l’impennata dei prezzi e lo sfondamento dei 100 dollari al barile in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Il cambio di scenario rispetto ai giorni precedenti è presente in un’analisi del Wall Street Journal, che rilancia il pensiero di alcuni rappresentanti Opec alla vigilia della riunione di domani, in cui dovrebbe essere approvato un aumento pianificato di 432.000 barili al giorno, parte di una serie di interventi progettati per riportare la produzione ai livelli prepandemici.

La Russia, uno dei tre maggiori produttori di petrolio del mondo, lo scorso anno ha concordato con l’Opec di pompare più greggio ogni mese, ma la sua produzione è diminuita da quando Putin ha lanciato l’invasione dell’Ucraina e probabilmente si abbasserà ulteriormente, secondo le stesse proiezioni di Mosca, di circa l’8% quest’anno. Sebbene non sia un membro effettivo dell’Unione dei produttori, dal 2016 la Russia controlla di fatto il mercato petrolifero, coordinandone la produzione in una coalizione che garantisce più della metà dell’estrazione mondiale. Il patto è chiamato Dichiarazione di Cooperazione. In questi giorni i membri dell’Opec, anche all’interno del gruppo centrale del cartello dei produttori del Golfo Persico, hanno iniziato a discutere sull’eventualità che Mosca non partecipi agli aumenti pianificati dal gruppo. “Siamo tutti d’accordo sul fatto che la Russia è tecnicamente fuori dall’effettiva partecipazione al DoC al momento”, ha detto al Wsj un delegato, che ha anche rivelato che si era iniziato a parlare di un’esenzione per la Russia già prima che l’Unione Europea decidesse l’embargo. Ovviamente il divieto ha accelerato le discussioni sulla questione.

In passato l’Opec ha rinunciato ai requisiti di produzione per i membri sotto costrizione, compreso l’Iraq quando era soggetto a sanzioni negli anni ’90. Libia, Venezuela e Iran sono attualmente in regime di esenzione da qualsiasi obbligo di raggiungere gli obiettivi. Considerati i precedenti, dunque, sembra plausibile l’estensione del provvedimento alla Russia, che ha mancato il suo obiettivo di produzione per diversi mesi. “Non ha senso costringerli a rispettare una quota”, ha confermato al Wsj il delegato Opec.
Qualunque sia la decisione, è probabile però che l’unione dei Paesi esportatori cercherà di mantenere Mosca come alleato, guardando avanti a un giorno in cui la sua produzione potrebbe tornare. Anche con volumi ridotti, infatti, Mosca pompa più di tutti i Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita, portando in dote all’Opec un potere considerevole come gruppo di pressione.


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