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Piano Usa per l’Ucraina: Zelensky cerca sponde in Europa

Telefonate, preoccupazioni, timori: uno scenario negoziale fragilissimo

di Angelo Vitale -


Europa in pressione sul piano Usa per l’Ucraina: telefonate, fratture e timori di concessioni troppo ampie.

Per Volodymyr Zelensky una delle fasi più delicate dall’inizio della guerra: il piano statunitense per la pace lo mette davanti a scelte che possono cambiare il destino dell’Ucraina.

Il presidente ucraino chiede una “pace dignitosa”, rifiuta qualsiasi concessione drastica e avvia subito una serie di telefonate con i leader europei per costruire una risposta comune.

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Dopo il piano: Zelensky cerca sponde in Europa

Zelensky ha parlato con Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer. Tutti confermano il sostegno all’Ucraina. Tutti però mostrano anche perplessità sul piano americano. I governi di Francia, Germania e Regno Unito temono che le richieste di Washington obblighino Kiev ad arretrare su fronti chiave della sovranità nazionale.

I tre leader europei chiedono un confronto più profondo, riluttanti di fronte ad un documento già pronto: il piano Usa per l’Ucraina non li convince. Non vogliono una soluzione negoziata sopra la testa dell’Ucraina. Auspicano una proposta che rifletta anche la loro posizione politica e militare.

L’Europa protesta per l’esclusione dal negoziato

Molti esponenti dell’Ue reagiscono duramente. Bruxelles denuncia la mancanza totale di coinvolgimento europeo nella stesura del piano Usa. L’Alto rappresentante Kaja Kallas insiste: “Un piano così non funziona se Europa e Ucraina non partecipano direttamente alle trattative”.

L’irritazione, per quel che vale nella valutazione della Casa Bianca, cresce. Si teme che gli Stati Uniti vogliano imporre una linea rapida per un accordo con Mosca. E pure di veder sgretolato il ruolo politico costruito in tre anni di sostegno economico e militare a Kiev.

In Germania cresce il timore di una trattativa che “mette ai margini” l’Europa, proprio nel momento in cui l’Ue prepara la revisione delle sue politiche di sicurezza.

Uno scenario negoziale fragilissimo

La dinamica diplomatica cambia ogni ora. Zelensky accetta il confronto con Washington, ma vuole un piano che non umili l’Ucraina.

La Casa Bianca parla di un piano “in evoluzione”. Un dettaglio che apre un varco per negoziare, ma non cancella la tensione.

La fretta Usa, l’incertezza Ue

Gli Stati Uniti cercano una soluzione rapida che eviti l’escalation e chiuda una guerra che consuma risorse politiche e militari. Una strategia per una stabilizzazione immediata, anche al prezzo di concessioni territoriali o di un ridimensionamento dell’esercito ucraino.

L’Europa vede la stessa proposta con occhi diversi e punta a un processo più lento e un coinvolgimento pieno, nella convinzione che una pace costruita senza l’Ue sia fragile.

Zelensky si muove tra queste due visioni. Difende l’autonomia politica dell’Ucraina e non vuole apparire come un presidente che accetta pressioni esterne. Allo stesso tempo deve mantenere la fiducia di Washington, che resta il primo fornitore di aiuti e garanzie di sicurezza. Questa triangolazione crea un equilibrio instabile, mutevole ad ogni nuovo annuncio.

I rischi

Sul fronte occidentale, un disallineamento tra Stati Uniti e Unione Europea può aprire una frattura strategica profonda. Mosca osserva la divergenza e può sfruttarla per indebolire ulteriormente il sostegno a Kiev.

Sul fronte interno, in Ucraina una telefonata di troppo o una decisione percepita come un cedimento può far crollare la fiducia nel governo e aprire nuove tensioni nel Paese.

Il terzo rischio, circa l’assetto globale. Il piano Usa reintroduce la Russia come attore diplomatico legittimato. Uno scenario che pesa sulle capitali europee finora intervenute dopo l’annuncio del piano.

La trattativa non appare solo una questione militare, ma un test per l’unità dell’Occidente e per la capacità residua dell’Ucraina di difendere il proprio spazio politico nel mezzo di pressioni crescenti.


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