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Conte e il morto da accompagnare: la frase che apre la crisi del Napoli e accende la polemica

di Francesco Caselli -


“Qualcosa bisogna fare, perché non ho voglia di accompagnare un morto… Io morti non ne voglio accompagnare”. Bastano queste parole, pronunciate da Antonio Conte dopo la sconfitta del Napoli contro il Bologna, per far deflagrare una polemica che va ben oltre il risultato di una partita. Il tecnico pugliese ha usato un linguaggio diretto, crudo, quasi disperato, che lascia intendere molto più di un semplice sfogo post-gara. Quella frase, diventata virale in poche ore, ha diviso tifosi e osservatori. Per alcuni è la scossa necessaria per risvegliare un gruppo smarrito; per altri un segnale inequivocabile di rottura, un gesto che mette a nudo la distanza tra allenatore e squadra.

Il peso delle parole e una delegittimazione implicita

Conte non è nuovo a dichiarazioni forti, ma mai come questa volta le sue parole sembrano scavare un solco profondo. Definire la squadra un “morto” equivale, metaforicamente, a decretarne la fine emotiva e motivazionale. È un linguaggio che smaschera un rapporto deteriorato con lo spogliatoio e, allo stesso tempo, mina la sua stessa autorità. Un allenatore che accusa così apertamente il gruppo finisce per delegittimarsi, soprattutto se i risultati non sostengono la sua posizione. In questo momento, il Napoli è intrappolato tra la difficoltà di riconfermarsi e la pressione della Champions League, dove ogni passo falso pesa doppio.

Società attiva, squadra spenta

La società, dal canto suo, si è mossa con decisione: dopo l’infortunio di Lukaku, l’arrivo di Højlund per circa 40 milioni è stato letto come un segnale di ambizione e continuità. Tuttavia, il campo racconta altro. I meccanismi offensivi non girano, il gioco appare sterile e la compattezza difensiva — marchio di fabbrica delle squadre di Conte — sembra dissolta.
L’allenatore pugliese ha sempre costruito i suoi successi sull’intensità, sulla fame, sulla compattezza di gruppo. Ma quando queste componenti vengono meno, anche il suo carattere passionale rischia di trasformarsi in fragilità. Lo si è visto altre volte: quando le sue squadre smettono di seguirlo, Conte perde equilibrio nei giudizi e nei toni.

Polemica Conte: dove porta tutto questo?

Il bivio è chiaro: o il gruppo risponde con orgoglio, oppure il ciclo è già al capolinea. Le prossime settimane saranno decisive, soprattutto per capire se le parole di Conte saranno l’inizio di una rinascita o il preludio di un divorzio.
Per molti, il rapporto tra tecnico e ambiente appare ormai compromesso; per altri, Conte resta l’unico in grado di rianimare ciò che lui stesso ha definito “morto”. Ma per riuscirci, dovrà prima ritrovare equilibrio e fiducia.

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