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Polemiche per l’apertura di un negozio di bambole gonfiabili realistiche a Modena

di Redazione -


A Modena scoppia la polemica attorno all’apertura di un nuovo punto vendita dedicato alle bambole gonfiabili assolutamente realistiche. Un’iniziativa commerciale che arriva proprio a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il nuovo sexy shop sarà inaugurato il 22 novembre in prossimità della stazione ferroviaria. Nel negozio saranno esposti 13 modelli di bambole sessuali iper realistiche.

Bambole gonfiabili realistiche e personalizzabili

Si tratta di prodotti di ultima generazione, realizzati in silicone medicale o TPE, dotati di scheletro interno articolato e studiati per imitare in tutto e per tutto l’aspetto e la mobilità del corpo umano. La società produttrice ha inoltre annunciato che in futuro le bambole gonfiabili già estremamente realistiche potranno integrare sistemi di intelligenza artificiale, introducendo forme limitate di interazione vocale o comportamentale. L’acquisto non avverrà in negozio ma esclusivamente online, tramite QR code. I clienti avranno inoltre la possibilità di personalizzare vari aspetti della bambola. I prezzi, in linea con il mercato internazionale delle cosiddette sex doll, oscillano tra 1.500 e 4.000 euro.

La protesta politiche

L’iniziativa, però, ha immediatamente sollevato critiche da parte di esponenti del Partito Democratico modenese. La portavoce della Conferenza delle Donne democratiche, Patrizia Belloi, e la segretaria provinciale del Pd di Modena, Marika Menozzi, hanno espresso una ferma condanna del nuovo negozio.

“Ogni giorno – dichiarano – le donne italiane si trovano a combattere contro una cultura che le oggettifica e le svilisce. L’apertura di un negozio di bambole gonfiabili realistiche è un esempio lampante di come il mercato cambi forma ma non sostanza: le donne vengono ancora rappresentate come oggetti del piacere, merce da acquistare”.

Secondo Belloi e Menozzi, la questione non può essere liquidata come una libera scelta individuale. “La vendita di questi prodotti non riguarda la libertà del singolo consumatore – insistono – ma un problema di cultura e di potere. Si contribuisce a rinforzare l’idea che le donne siano subordinate agli uomini e che il loro corpo sia sempre disponibile”.

Le esponenti democratiche respingono anche l’argomentazione secondo cui le sex doll potrebbero ridurre comportamenti violenti o soddisfare bisogni affettivi. “È una narrazione fuorviante. Questi prodotti – affermano – non prevengono gli abusi, ma rafforzano stereotipi e discriminazioni che sono alla radice della violenza di genere”.

L’appello alle istituzioni

Per questo le rappresentanti del Pd modenese chiedono alle istituzioni locali di prendere posizione contro l’apertura del negozio e di “sostenere le donne nella loro lotta per l’uguaglianza e la dignità”.
La prossimità con il 25 novembre rende la vicenda ancora più delicata, alimentando un dibattito che, con ogni probabilità, continuerà nelle prossime settimane.


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