La Coscienza di Zero

La politica del non essere – parte 2: Antitesi

di Gioacchino Marino -


Si racconta, che una notte, senza stelle, nella camerata del Pd, ops, lapsus imperdonabile davvero, nella brigata del Pd qualcuno si sia svegliato di soprassalto sudato e ansimante, ancora soggiogato dalla somatizzazione di un incubo inquietante, e abbia urlato “Cazzo ecco di cosa ci eravamo dimenticati in questi anni! dei Lavoratori!”  

La diretta conseguenza di tale estatica rivelazione pare sia stata abbracciare passionalmente la battaglia per il salario minimo. Ora vabbè, si sa bene che per una soprannaturale e mistica possessione angelica, i banchi dell’opposizione in Parlamento sono forieri di idee e soluzioni politiche di altissimo valore, conferendo a chi vi si siede una lucidità politica che si dissolve non appena si varca la frontiera della maggioranza posizionandosi dalla parte dei vincitori alle elezioni, ma ovviamente ci si chiede come mai tale battaglia non sia stata affrontata quando la sinistra in questi anni ha governato (no non vi sono accenti sarcastici in quest’ultima affermazione) o forse sarebbe meglio dire ha satellitato ronzando attorno a posizioni governative. Forse troppo inebriata dalla demagogia producente (voti) del reddito di cittadinanza o distratta da altre urgenze internazionali. Dall’altra parte, tale questione salariale è stata, più che contestata, immersa nelle pastoie burocratiche delle procedure parlamentari, in modo che decanti per prescrizione dei termini. E allo stesso tempo, le illuminanti soluzioni economiche professate dalla precedente opposizione, tipo eliminazione di accise sulla benzina, eliminazione della legge Fornero, robette così per intenderci, non hanno ancora trovato spazio a vantaggio di decisioni ben più ponderate e indispensabili per il benessere della comunità.

E allora ecco che si è tentato un avanguardistico esperimento di economia circolare, deliberando bonus a favore di chi mette al mondo figli, e allo stesso tempo tassando pannolini e altri beni che riguardano i medesimi neonati, creando un virtuoso circuito di economia due pupù zero, ops pardon, economia 2.0. O restando nel medesimo ambito neonatale, preventivare bonus per l’inserimento negli asili nido, dimenticando la scarsezza numerica dei medesimi, soprattutto in alcune regioni, e rendendo così il bonus se non un contenuto privo di contenitore, quanto meno il premio finale di una caccia al tesoro: se trovi il posto in asilo vinci il bonus.

Sul fronte della sicurezza, tralasciando inezie o pericoli meno urgenti tipo mafia, terrorismo o criminalità minorile, si è ben pensato di prevenire la minaccia gravissima dei blocchi stradali, prevedendo il carcere per quelli di Ultima Generazione, già normalmente presi di peso e trascinati via dalla strada dalle forze dell’ordine, che ringraziamo sperando di evitare così possibili ernie. O ancora un provvedimento assai capillare che prevede il carcere per le borseggiatrici incinte, quante ce ne saranno in circolazione? Ora la domanda spontanea è, esisteranno strutture penitenziarie adeguate a donne in attesa di figli, che rispettino l’incolumità del feto? Con buona pace delle associazioni pro vita, pro famiglia, pro figli, pro tutto, antiabortiste che lottano per i diritti dei nascituri e in questa caso stranamente silenziose e poco attente al problema che potrebbe ingenerarsi in caso di detenzione di una donna incinta. Ma tant’è. L’obiettivo è volgere lo sguardo non verso i problemi che esistono e incombono sulla comunità, ma sui problemi che sono risolvibili, con soluzioni prossime venture. È il caso dell’immigrazione incontrollabile, la cui soluzione è affidata a costruendi centri di raccolta in Albania. Ne esistessero si potrebbe capire, ma vanno costruiti a spese italiane ovviamente, e allora perché non costruirli da noi risparmiando trasferimenti e quant’altro, mah, è pur vero che da remoto è più difficile toccare con mano la situazione che va a rielaborarsi. Nel frattempo, il karma ha voluto che proprio con l’Albania, in questo neonato gemellaggio tra nazioni sul fronte migratorio, l’Italia disputerà il primo incontro degli Europei 2024, la partita si giocherà in Germania, arbitro consapevole e agnostico della problematica migratoria, alle peggiori magari se non si costruirà un centro di stabulazione umana si potrà sempre pensare a costruire un nuovo stadio.  Ecco allora che si configura l’antitesi della politica del non essere, rendere problema urgente ciò che urgente non è, per accumulare punti intervento, o fantasticare su soluzioni di là da venire, limitandosi a tagliare il nastro o a collocare una prima pietra a cui poi le successive, sì vedremo… e rimandando alle opposizioni le considerazioni e le illuminazioni per la soluzione dei problemi reali, da quei banchi, dicevamo, da cui promanano grandi intuizioni ma sono disabilitati gli interventi reali.  E contro quella stessa opposizione, di per sé inoffensiva in termini legislativi, produrre il massimo sforzo comunicativo per screditarla e demonizzarla, perché la campagna elettorale, come il calciomercato, non chiude mai, e ci si scaglia contro le idee dell’atro, più che dare conto delle proprie, sempre in omaggio al concetto che noi non siamo l’opposto da noi.


Torna alle notizie in home