Porno tax: la tassa di cui la politica si vergogna
Ad anni dal suo varo una tassa che fa ancora discutere ma della quale non si conoscono i risultati
Porno tax: “Raramente l’etica è stata tirata in ballo, più a sproposito, dalla politica, come nel caso della istituzione della “tassa etica”, che colpisce le attività di “produzione e vendita di materiale pornografico o di incitamento alla violenza” con un’aliquota del 25 per cento”, a distanza di venti anni dal suo avvento, una tassa che fa discutere. Questo è l’incipit di un editoriale odierno dell’Istituto Bruno Leoni.
Porno tax: giusta o sbagliata?
Questa tassa è stata introdotta con una legge del 2005, ulteriormente definita nel 2008, convertita in legge nel 2009. L’obiettivo del legislatore era dissuasivo o di carattere “etico”, da cui il nome.
Un moralismo fiscale che fa discutere
Critiche e polemiche sono emerse nel tempo: la tassa viene vista da alcuni come un intervento di moralismo fiscale che interviene nella sfera privata e nei comportamenti sessuali degli individui, imponendo una tassazione specifica su queste attività.
Si è anche discusso della definizione stessa di pornografia e della coerenza giuridica della norma, considerando che la pornografia in alcune sue forme è illegale, e quindi tassare qualcosa formalmente vietato può apparire contraddittorio.
Alcuni parlamentari e commentatori evidenziarono all’epoca della sua istituzione la mancanza di una chiara definizione legale e il rischio di un prelievo etico-morale più che economico. Franco Grillini intervenne in Parlamento sostenendo la sa assenza di senso e la sua inefficacia.
Una tassa senza… risultati
Non risultano dati pubblici dettagliati o ufficiali facilmente reperibili sull’ammontare complessivo delle entrate fiscali prodotte in Italia dalla “tassa etica” sul porno dal 2009 a oggi.
La tassa esiste e le modalità di pagamento sono normate dall’Agenzia delle Entrate, non sono pubblicamente disponibili cifre complessive o stime ufficiali di quanto la “porno tax” abbia prodotto in termini di entrate statali dal suo ingresso in vigore.
La tassa è ancora in vigore e applicata, con attenzione soprattutto nell’ambito del contrasto e del recupero fiscale fra i creator di contenuti per adulti, ma non risulta esserci una valutazione pubblica aggiornata da parte del Mef o dell’Agenzia Entrate che ne confermi efficacia o risultati concreti nel panorama fiscale italiano. Perché?
Torna alle notizie in home