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Precipizio Juventus: la condanna del club bianconero

di Ivano Tolettini -

FABIO PARATICI EX MANAGING DIRECTOR FOOTBALL AREA JUVENTUS PAVEL NEDVED ANDREA AGNELLI


La batosta per la Juventus per il caso plusvalenze era scontata. La nuova sanzione è stata ricalcolata al rialzo, ma sempre di batosta comunque si tratta. Non più 15 punti di penalizzazione come le aveva inflitto la Corte federale il 20 gennaio scorso, prima che il Collegio di garanzia del Coni il 20 aprile annullasse il verdetto di merito perché non era stato motivato bene il ruolo dei dirigenti senza firma, ma 11 punti come ha sentenziato ieri il Collegio federale bis che ha accolto le conclusioni del procuratore federale, Giuseppe Chinè, il quale la volta scorsa aveva sollecitato 9 punti di penalità.

CRITERI

Del resto, se la premessa da cui partire per comprendere il ragionamento dei giudici è che la condanna sportiva dev’essere afflittiva, cioè deve arrecare alla Juve già adesso un concreto danno in classifica, è stato ribadito il canovaccio punitivo che passa attraverso il riconoscimento della violazione dell’articolo 4.1 del codice di giustizia sportiva, cioè l’essersi la Juventus comportata in maniera sleale per la responsabilità oggettiva dei suoi massimi dirigenti operativi con potere di firma – l’ex presidente Andrea Agnelli, 2 anni di inibizione, l’ex dg Fabio Paratici, 2 anni 6 mesi, l’attuale ds Federico Cherubini, 1 anno 4 mesi, e l’ex ad Maurizio Arrivabene, 1 anno 4 mesi, le cui condanne sono passate in giudicato -, i quali si sono resi colpevoli di “fatti rilevanti” con una condotta “voluta e reiterata”.

“DIRIGENTI MINORI”

Il verdetto arriva poco prima che la squadra di Max Allegri scenda in campo ad Empoli e stabilisce l’apporto causale dei singoli amministratori senza firma infliggendo ai cosiddetti “dirigenti minori”, quali Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti, Assia Grazioli – Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo e Francesco Roncaglio, 8 mesi di inibizione ciascuno, mentre a gennaio erano stati condannati a 12 mesi.

CHAMPIONS

L’udienza è cominciata poco dopo le 10 davanti al nuovo collegio composto da Ida Raiola, presidente del Tar Veneto, Luca De Gennaro, altro giudice del Tar, i consiglieri di Stato Fabrizio D’Alessandri ed Elio Toscano, e l’avvocato dello Stato, Marco Strigliano Messuri. Il procuratore sportivo Chinè durante la requisitoria ha spiegato che la Juve con gli 11 punti di penalizzazione arretra al 7° posto della classifica, alle spalle anche della Roma. Tuttavia, per comprendere l’effettiva afflittività bisognerà vedere quali saranno i risultati delle ultime tre partite che restano da giocare alla squadra, a iniziare dal match di Empoli proprio di ieri sera e di cui non conosciamo il risultato al momento di andare in stampa. Non è escluso che in caso di vittoria dei tre incontri la Juve potrebbe ugualmente qualificarsi per la zona Champions. Per contro, i difensori Bellacosa, Sangiorgio e Tortorell del club bianconero analizzando il tema dell’afflittività hanno osservato che anche la “retrocessione” al quarto posto rappresenta un concreto danno economico perché varia l’entità dei premi. Inoltre, i legali hanno insistito sul fatto che la società da alcuni anni ha adottato un modello di prevenzione e un codice di vigilanza, anche se è evidente che non ha funzionato visto il processo in corso, in maniera tale che rappresenterebbe una causa di esclusione della sanzione.

PLUSVALENZE

Gli avvocati, come davanti all’altra Corte d’appello federale, hanno ribadito che il club non ha il potere di intercettare i dirigenti per vagliare il loro comportamento, oltre al fatto che non esistono parametri oggettivi per stabilire il prezzo dei calciatori e di conseguenza non ci sarebbe stato illecito nell’imputazione del valore dei calciatori in bilancio. Sul punto, ricordiamo, che il Collegio di garanzia aveva respinto questa tesi difensiva, ma ad avviso degli avvocati bianconeri senza sorreggerla con idonee motivazioni. L’argomento sarà riproposto davanti al nuovo Collegio di garanzia che si riunirà a giugno. Quindi i difensori nel tentativo di attenuare il peso della responsabilità societaria hanno affrontato la questione della discontinuità perché tre dei quattro dirigenti condannati in via definitiva (Agnelli, Paratici e Arrivabene) non fanno più parte dell’organigramma, mentre il solo Cherubini è ancora in società ma con un ruolo non in grado di incidere sulla reale gestione operativa. Inoltre, affrontando il tema della congruità e proporzionalità della pena, i legali hanno fatto riferimento anche al precedente del Foggia, che a fronte di contestazioni più gravi quali la gestione di fondi in nero e il riciclaggio era stato punito con 6 punti di penalizzazione.


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