IL CARRELLO DELLA SPESA – Su il prezzo Rc Auto, furia consumatori
Che sorpresa: nei primi tre mesi di quest’anno il prezzo medio dell’Rc auto è stato di 410 euro. Un costo che, come riferisce l’Ivass, cioè l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, sebbene in leggerissima diminuzione rispetto al trimestre precedente (a dicembre ’24 s’era attestato a 419 euro), rimane alto e presenta un trend al rialzo sull’anno stimato nel 4,1% in termini nominali e nel 2,2% in termini reali, ossia “al netto” dell’inflazione. Il prezzo medio dell’Rc auto è superiore di una manciata d’euro rispetto al periodo pre-Covid (nel 2019 era pari a 406 euro).
Il pollo di Trilussa e i divari nel prezzo Rc auto
C’è da considerare la lezione di Trilussa, e del suo celeberrimo pollo, quando si maneggiano le statistiche. Ebbene, proprio quando c’è da valutare l’andamento del prezzo dell’Rc auto, i divari territoriali risultano a dir poco enormi. Basti pensare alla distanza che intercorre tra l’assicurazione che si paga a Napoli e in Valle d’Aosta. Il differenziale tra i due “poli” è netto: a Napoli, per ottenere una polizza, occorre sborsare (almeno) 262 euro in più. Uno spread che, come rilevano gli analisti Ivass, va crescendo nella misura del 3,2% ma che rimane, però, sotto la soglia del 46,1% che si registrò undici anni fa, nel 2014. Tuttavia occorre infine considerare che gli aumenti più salati non si sono verificati in Campania bensì tra Lazio, Umbria e Sicilia. Sono, difatti, le province di Caltanissetta (+6,9%), Viterbo (+6,6%) e Terni (+6,4%) quelle che hanno sperimentato i rincari più sostenuti. Complessivamente, un terzo delle province italiane paga incrementi che portano il prezzo finale delle polizze Rc auto a un costo che è superiore ai 410 euro stimati per la media nazionale.
Rabbia consumatori
Alle associazioni, chiaramente, questo trend non piace affatto. L’Unione nazionale dei consumatori offre un’altra disamina dei numeri e “chiama” il ministro Adolfo Urso: “Quello che conta non è il confronto con dicembre 2024, non omogeneo, ma quello con i primi trimestri degli anni passati – tuona il presidente Massimiliano Dona -. E in questo caso, purtroppo, non solo il premio Rc auto è rincarato del 4,1% rispetto al 1° trimestre del 2024, quando era fermo a 394,3 euro, ma il livello raggiunto è un record che non si registrava dal 1° trimestre del 2017, quando era 411,8 euro, ben 8 anni fa”. Dona poi aggiunge: “Preoccupa l’impennata che si è registrata dal 2023, quando non solo si è avuta un’inversione rispetto ad una rotta virtuosa, ma i premi sono decollati con una rapidità grave e allarmante, per il solo motivo di mantenere inalterati i profitti rispetto all’inflazione, non certo per colpa del costo dei sinistri o dell’incidentalità”.
“Intervenga il Mimit”
Fatto che induce l’Unc a chiamare in causa il Mimit: “Urge un intervento del ministro Urso – ha proseguito Dona -. Da anni, ad esempio, stiamo chiedendo di porre rimedio al peggioramento del Preventivass, il comparatore pubblico che, a differenza del precedente, si limita a confrontare solo i preventivi riferiti alla copertura base obbligatoria, senza possibilità di aggiungere le garanzie accessorie più utilizzate, dall’incendio al furto, dall’assistenza stradale agli eventi atmosferici, ossia quelle che interessano gran parte della clientela. Senza una vera possibilità di confrontare i prezzi delle polizze in modo completo e serio, non vi può essere vera concorrenza”.
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