Attualità

PRIMA PAGINA – Pronto, chi parla? È la truffa, signora

di Marina Cismondi -


“Pronto, qui è il tenente (cognome falso), si qualifichi, lei è il signor? Suo figlio è qui in caserma perché ha effettuato un tamponamento. L’avvocato della signora offesa ha chiesto un risarcimento danni immediato, se no dobbiamo portare suo figlio in tribunale per la denuncia e può rischiare dai 12 ai 18 mesi di carcere. L’avvocato ha chiesto un risarcimento di 16.800 euro, lei accetta il pagamento?”
Questo un estratto di una telefonata registrata dai carabinieri di Genova, molto simile a quella intercettata dai carabinieri di Trieste, dove un falso maresciallo chiedeva l’immediata consegna di contanti, orologi, anelli e ciondoli per pagare una cauzione in grado di far rimettere in libertà il figlio arrestato. Un copione studiato nei minimi dettagli dalle bande di malfattori specializzate nelle truffe agli anziani. Dall’altro capo del telefono quasi sempre donne, spesso ultraottantenni, che si agitano, ansimano, piangono e si prodigano per soddisfare il più rapidamente possibile le richieste. In alcuni casi la vittima viene addirittura messa in contatto con il parente disperato, voce probabilmente clonata con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Un meccanismo perfettamente organizzato in ogni particolare: i “centralinisti”, spacciandosi per carabinieri, avvocati, operatori sanitari, effettuano telefonate finché riescono ad agganciare una vittima. La convincono a consegnare quanto è riuscita a racimolare agli “esattori” che, in costante contatto telefonico con i centralinisti, si recano dopo pochi minuti a prelevare denaro e gioielli, spesso risparmi e ricordi di una vita. Gli esattori, pagati 150 euro al giorno, si spostano in treno e con mezzi pubblici e, finita la giornata, tornano alla base organizzativa. La banda in azione a Trieste, ma anche in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna aveva base nella provincia di Napoli e le indagini, attualmente ancora in corso con lo scopo di risalire ai vertici dell’organizzazione, hanno portato a 10 arresti ed a 29 denunce, quantificando 80 truffe a partire dal 2023, per un bottino di oltre un milione di euro.

A Genova, le indagini iniziate nel 2023 hanno portato a recuperare beni per oltre 1,7 milioni di euro e sono state arrestate in flagranza di reato 75 persone, a cui sono seguite altre 77 misure cautelari. I truffatori, con base in provincia di Caserta, utilizzando appartamenti adibiti a call center, effettuavano fino a 1200 chiamate al giorno per poi impiegare anche sette pattuglie di operativi che si occupavano della riscossione. L’organizzazione forniva persino assistenza legale in caso di intervento delle forze dell’ordine.
Questi dati, anche se riferiti a due sole indagini, consentono di inquadrare le dimensioni di un fenomeno in costante crescita, con modalità sempre più sofisticate e con un numero di vittime che aumentano anno dopo anno. A livello nazionale sono state registrate circa 40 mila denunce per truffa dalle forze dell’ordine, ma parrebbero coinvolte un numero decisamente più elevato di vittime. Infatti, da un’indagine condotta dalla Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive, risulta che solo il 47% degli over 65 truffati sporge denuncia. Addirittura le frodi on line vengono denunciate solo in un caso su cinque. Vergogna per essere stato raggirato, paura del giudizio dei conoscenti e poca fiducia nell’utilità di rivolgersi alle forze dell’ordine sono le motivazioni per le mancate denunce.

Un’alta percentuale di riuscita dei raggiri, dove almeno il 50% dei tentativi va a buon fine ed il basso rischio di essere denunciati è alla base della proliferazione delle diverse modalità di truffa che coinvolgono la popolazione, sempre più numerosa, degli anziani in Italia: oltre al finto parente in difficoltà, troviamo il finto tecnico che si presenta per interventi urgentissimi a luce o gas, truffe telefoniche con richieste di denaro per ritirare vincite o pacchi fermi in deposito, il falso funzionario Inps che necessita di tutti i dati anagrafici e bancari per poi svuotare i conti correnti della vittima.
Ma è dal crescente utilizzo dei social da parte degli ultrasessantenni che ha preso il via una delle truffe più abbiette e devastanti psicologicamente per chi viene raggirato: la cosiddetta “truffa amorosa” che sfrutta il desiderio di affetto e la solitudine delle persone più vulnerabili.I truffatori, nascosti dietro falsi profili, fingono di essere vedovi, spesso residenti all’estero ed intrecciano relazioni virtuali, che possono anche durare mesi, per guadagnarsi l’affetto della vittima. Una volta instaurato un rapporto di fiducia, scatta la richiesta di soldi : una malattia, un blocco improvviso dei loro conti, un biglietto aereo per potersi finalmente incontrare, il furto del portafoglio. In molti si sono indebitati, hanno venduto immobili, svuotato i conti correnti convinti di dover aiutare quello che ritenevano il futuro compagno della loro vita. Ma che non è mai esistito.

Che fare per porre un argine a quello che ormai è un vero e proprio fenomeno sociale?
Molto è stato fatto a livello di informazione e prevenzione, ma i numeri evidenziano che non è stato sufficiente. Probabilmente solo un’azione di messa in guardia più capillare, presso tutti i luoghi più frequentati dagli anziani (studi medici, luoghi di culto, uffici postali, farmacie, ecc.) e costanti campagne pubblicitarie nei programmi televisivi più seguiti dagli over 60, potrebbero avere maggiore efficacia.
Non possiamo adeguarci ad essere un paese di Santi, poeti, navigatori e …truffatori.


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